The Wedding Party – Un matrimonio con sorpresa, Rai Movie, ore 21,15.
Un film che ha il torto marcio di arrivare troppo tardi, dopo Le amiche della sposa e il suo gran successo al box office, soprattutto in America, tanto da sembrare clonato e copiato. Magari così non è, anzi siamo certi, certissimi che la sceneggiatura della signora Lesley Headland, anche regista, sia stata scritta prima, che l’idea sia assolutamente originale ecc. ecc. Però, Dio mio, come si fa a mandare nei cinema meno di un anno dopo Bridesmaids un film quasi uguale che mette in scena e in burla tre ragazzacce-damigelle alle prese con il matrimonio della loro amica? Coinvolgendo pure un’attrice della massima serie come Kirsten Dunst, e magari hanno pensato di proporle il copione dopo averla vista in un altro sbalestrato matrimonio (il suo) in Melancholia. Solo che si trattava di Lars von Trier e da lì a qui è un bel salto, anche se son sempre fiori d’arancio, party e veli da sposa. Bachelorette, esattamente come Bridesmaids, sposa arditamente e non riuscendoci molto bene i generi sessuali del cinema, mettendo insieme la romantic comedy femminile con le scurrilità, le salacità, le allusioni sessuali, le ruvidezza della raunchy comedy maschile (o almeno, finora maschile). Signora mia, le donne son pari agli uomini anche nel cinema più sguaiato, la guerra è stata finalmente vinta, ora possono parlare sfacciatamente di vagina, di pene e relative misure ideali, di pompini e sesso anale, tutti i fluidi corporali maschili e femminili vengono tirati in ballo e nominati in questo film, con la puntigliosità di una lezione di biologia e anatomia. Mica c’è da scandalizzarsi, ci mancherebbe, conta solo il risultato, vale a dire se si ride o no, se la commediaccia scurrile diretta da donne, interpretata da donne, diretta soprattutto alle donne, sia o meno divertente. Tenendo conto che poi prima di tutto, anche prima di Bridesmaids, c’è stato Sex and the City, e da quel tempo il paradigma si è fissato, anche un filino incrostato se vogliamo, giacchè nella nuova commedia femminile con abbondanza di sesso praticato e parlato il gruppo di amiche non manca mai, forse a condividere chissà quale imbarazza o sotterraneo senso di colpa, forse per spalleggiarsi a vicenda quando si tratta di spararle più grosse. Intanto, eccoci qua con Bachelorette, che per essere divertente è divertente, per carità. Dunque, Regan, Gena e Katie apprendono che la prima a sposarsi del gruppo sarà l’amica sovrappeso che ai tempi del liceo soffriva di bulimia. Bene, si vola da LA a New York dove la cerimonia è fissata di lì a pochi giorni. Regan è la leader del gruppo, superorganizzata e ipercompetitiva, Gena, dopo una lunga storia finita male, se la tira da sboccata ragazzaccia ed è sempre in cerca di scopate (almeno così sembra), Katie è sempre un po’ fuori di testa, anche per via di certe droghe molto amate, cocaina compresa, è la buffa delle tre, la più svagata (è un po’ quella che era Marilyn Monroe in Come sposare un milionario, di cui questo film riprende la tripartizione amical-femminile). Per farci capire subito in che film siamo e come ormai coraggiosamente la nuova commedia femminile sfidi la peggior commedia maschile sul suo terreno, si incomincia con Gena (Lizzy Caplan, la più brava di tuttte) che sull’aereo tiene al vicino sgomento e un po’ allupato una dissertazione sul pompino, ne fa una classificazione da 1 a 10 a seconda di impegno, intensità, tipo di prestazione, eventuali plus e optional: “Mai partire con un 10 sennò pensano sia lo standard, l’idea è un 3, massimo un 4, poi si vede se vale la pena salire”. Ecco, ci siamo, viva le donne, viva le donne disinibite, e noi ridiamo, dobbiamo ridere, sennò che figura ci facciamo? quella dei vecchi bacchettoni da rottamare? Le tre approdano a New York e subito ne combinano di ogni, cocaina e strip maschile compresi, tant’è che la sposa ne elimina subito due, Gena e Katie, dalla lista degli invitati e non ne vuole più saperne di averle come damigelle d’onore. Il peggio arriva di lì a poco quando, per dileggiare la cara amica obesa, di nascosto prendono il suo abito da sposa e ci si infilano in due, “che poi la foto la mettiamo subito su facebook”. Ovvio che il vestito si strappa. Disastro. Si dovrà sistemarlo in un modo o nell’altro prima dell’indomani mattina, quando la sposa si sposerà. Ci sono solo poche ore. Parte una notte pazza in cui la missione impossibile è rimettere a nuovo il vestito, e ne vedremo, e ne succederanno di ogni. La corsa delle tre amiche si incrocia con quella del futuro sposo e di tre suoi amici che festeggiano l’addio al celibato in un club di lapdance (cioè, un bordello). Qui pro quo, battibecchi, Gena ritrova il suo ex e sono rinfacci e rimbrotti, al vestito da sposa capita il peggio, venendo a un certo punto usato nel bagno del sex club da una della lavoranti del sesso che si pulisce con il tulle virginale vagina e cosce irrorate di abbondante sperma fresco. Intanto ci saranno vomiti (in Le amiche della sposa andava molto peggio), svenimenti. Soprattutto nuovi amori e reinnamoramenti. Perché signora mia questa donne di oggi saranno anche scollacciate e apparentemente sempre col sesso sulla bocca e in testa, però alla fin fine è l’amore che cercano e vogliono davvero, sempre l’amore. Il vestito bene o male viene sistemato e indossato dalla sposa, il matrimonio andrà a buon fine e le nostre tre ragazzacce troveranno l’amore vero. Gira gira, la romantic comedy anche se la travesti da commediaccia volgare e la innaffi di sperma, fluidi vaginali e quant’altro, sempre romantica resta, e anche le bad girls in fondo son brave ragazze. Il film si lascia vedere e fa adegutamente ridere. Anche se la pazza notte è alquanto confusa nei suoi passaggi, e pure piena di inverosimiglianze. Il precedente di Bridesmaids pesa come un macigno e a momenti si ha l’impressione di una certa artificiosità e forzatura, di una corrività e grossolanità fin troppo programmatiche. Non c’è la realmente liberatoria carica pop(olare) di Le amiche della sposa, questo resta – nelle sue ambizioni, negli ambienti che mostra, nelle sue attrici – un film fighetto con pretese cool, e la commistione del fighetto col volgare non riesce tanto bene.