Nostalgia canaglia

Creato il 30 giugno 2012 da Domenico11

Non sono tra quelli che hanno avuto bisogno della doppietta contro la Germania per scoprire il talento di Balotelli. Certo, per un attaccante il gol è fondamentale, ma SuperMario è stato tra i migliori in campo anche quando ha fallito occasioni clamorose. Bravo a tenere palla e a fare salire la squadra, a proporsi su tutto il fronte offensivo, a procurare calci di punizione, a ripiegare in difesa. Ovvio, questo è il momento delle lodi sperticate. Anche di chi, fino a qualche giorno fa, ne auspicava la giubilazione. Gli italiani sono bravissimi nel passare con disinvoltura dall’incensamento alla crocifissione. Chi vince ha sempre ragione e chi perde ha sempre torto. Infatti, sul carro del vincitore si sta strettissimi. Gli ululati razzisti e il vergognoso coro “se saltelli, muore Balotelli” sono un ricordo lontano: il mio negro è meno negro degli altri. Soprattutto se fa vincere la mia squadra.
Inutile dire che sono un estimatore della prima ora del più grande talento italiano in circolazione. E ho tutto il diritto a mangiarmi le mani, come la maggior parte dei tifosi interisti. D’altronde, il tafazzismo nerazzurro è un caso studiato sui manuali universitari, paragonabile soltanto all’autolesionismo della sinistra italiana. Non credo sia casualità il fatto che i migliori azzurri all’Europeo siano Balotelli e Pirlo, due fenomeni che abbiamo allevato e fatto scappare a vent’anni.
Balotelli è una testa calda; spacca lo spogliatoio; ha (pare) un caratteraccio; a volte, assume pose da bullo; quando non ha voglia, è irritante: ma davvero sono queste le ragioni per le quali è stato ceduto? O è stata soltanto questione di cassa? Perché, se i soldi non c’entrano, si tratta di suicidio perfetto.

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