Nostalgie televisive in bianco e nero

Creato il 08 ottobre 2011 da Giovanni Fonghini @giannifonghini
E' una mia piccolissima ed innocua fissazione: i programmi tv di prima serata iniziano sempre più tardi. Questo non va bene per quanti di noi la mattina dopo si alzano presto per dedicarsi alle loro cose, lavoro, studio, cura della casa e, purtroppo per tanti, ricerca di una occupazione. Quando ero bambino io, negli anni '60, con puntualità svizzera il programma televisivo principale della serata iniziava alle 21, preceduto dal telegiornale e dall'amato, dai bambini di allora, Carosello.
Striscia, I Pacchi, I soliti ignoti e quant'altro allora non c'erano e quindi i programmi potevano iniziare alle nove di sera e terminare prima delle undici. Sarà pure colpa della nostalgia, però quella tv in bianco e nero, con due soli canali Rai, ci offriva tante cose belle. Era bacchettona, siamo d'accordo, faceva indossare orribili calze nere alle gemelle Kessler, nei tg c'era quasi sempre la notizia, noiosa, dell'inaugurazione di una fiera da parte di un ministro: mi sovviene ad esempio e non ne so il perché il nome di Ferrari Aggradi. La parola fiction non la si conosceva, le storie prodotte per la  tv, spesso tratte da grandi opere letterarie, si chiamavano sceneggiati. Quando la puntata precedente non la si era vista accorreva in aiuto l'immancabile riassunto; fior di attori, molti provenienti dal teatro, affollavano i piccoli schermi delle nostre case. Gieffini, veline e umanità similare non avevano ancora conquistato la prima serata. E le sigle? Nei miei ricordi, e credo non solo nei miei, molte sigle sono rimaste legate ai loro sceneggiati: ricordo con affetto e commozione, perché guardavo spesso la tv con mio padre, un brano di Luigi Tenco "Un giorno dopo l'altro" sigla della seconda stagione del 1966 "Le inchieste del Commissario Maigret", interpretato dall'indimenticabile Gino Cervi. Ricordo anche che fino ad una certa ora, poi io andavo a dormire, con mio padre guardavo pure la rubrica giornalistica Tv7. Ma la tv in quegli anni rivestiva persino una funzione sociale: come non ricordare il maestro Alberto Manzi e la sua trasmissione "Non è mai troppo tardi". Da molti oggi, e a buon diritto, Alberto Manzi è considerato uno dei padri dell'insegnamento a distanza. La sua trasmissione permise a molti italiani di conseguire la licenza elementare; oggi la cosa potrebbe far sorridere, ma allora l'analfabetismo era diffusissimo e larga parte della popolazione non aveva dimestichezza con la lingua italiana, esprimendosi esclusivamente nel proprio dialetto. Merito della tv fu anche quello di diffondere la lingua nazionale in tutta la penisola. Un altro merito della tv in bianco e nero, sin dagli anni '50, fu quello di dedicare grande spazio al teatro (le commedie di Goldoni, Eduardo De Filippo, Gilberto Govi e tanti altri). In prima serata però. Oggi invece se ci fanno vedere qualche produzione teatrale lo fanno dopo le 11 di sera.
Giovanni Fonghini

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