Not fade away e le band che non hanno fatto la storia

Creato il 15 giugno 2013 da Cannibal Kid
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Avete presente i Rolling Stones? Certo che sì, almeno se non siete dei marziani e forse pure in quel caso è probabile li conosciate comunque. Bene, bravi. Prendete i Rolling Stones e metteteli da parte, perché questo film non parla di loro. Not Fade Away parla di un gruppo musicale, uno dei tanti, che nessuno conosce. Uno di quei gruppi che uno mette su da ragazzino e che poi non vanno da nessuna parte. Anche io ne avevo uno, ai tempi del liceo. Più che un gruppo vero e proprio, era solo un abbozzo di gruppo. Eravamo io e un mio amico e non siamo andati oltre la scrittura di qualche canzone e il tentativo (poi abortito) di imparare a suonare la chitarra. Ci chiamavamo Paranoid Androids, in onore del celebre pezzo dei Radiohead, e qui in esclusiva mondiale vi propongo il testo della nostra prima canzone, leggermente incazzosa: "Stupid Queen".
Paranoid Androids "Stupid Queen" (lyrics by: Carlo & Marco) You are a witch, ‘coz you’re a bitch you are a star, you are so far you’re sucking dicks, with your fuckin’ lips you use Chanel, but you smell like hell!
(chorus) And you feel like Marilyn but you’re just a stupid queen
Your pussy is open, but your heart is broken you’re very easy, but you’re always busy your body smells, like the fire of the hell your skirt is shirt, like all your flirts
(chorus) And you think you’re Marilyn but I think you’re a stupid queen
So you fuck for all the day, but you always make them pay you want it bigger than a bus, to take it in your lonely ass
(chorus) And you feel like Marilyn but you’re just a stupid queen and you want to kiss James Dean but you’re always a stupid queen
So you’re adored, ‘coz you’re a whore
Scrivere canzoni si rivelava più che altro un modo piacevole per passare il tempo mentre i prof spiegavano le loro noiose lezioni. Oltre che un modo per migliorare il nostro inglese. I Paranoid Androids sono rimasti però giusto un tentativo di mettere su una band. Più in là nel tempo, una volta abbandonata ogni speranza di imparare a suonare in maniera decente la chitarra, mi sarei dedicato alla carriera solista, passando alla musica elettronica con il nickname Cannibal Kid che mi accompagna ancora tutt’oggi in qualità di blogger. Tutta questa intro non necessaria per dire che la storia della musica è sì fatta dai gruppi che tutti ammiriamo e amiamo, ma è anche fatta di band sconosciute, di semplici ascoltatori appassionati che hanno tentato di suonare, magari con risultati non eccezionali. Proprio come la band protagonista del film di cui oggi vi vado a parlare.

"Grandi Rolling Stones! Ecco... noi non diventeremo mai come loro."

Not Fade Away (USA 2012) Regia: David Chase Sceneggiatura: David Chase Cast: John Magaro, Bella Heathcote, Jack Huston, James Gandolfini, Dominique McElligott, Meg Guzulescu, Christopher McDonald, Brad Garrett, Isiah Whitlock Jr. Genere: rock band Se ti piace guarda anche: Killing Bono, Nowhere Boy, The Runaways, Control, Sex & Drugs & Rock & Roll
Not Fade Away rappresenta l’esordio cinematografico di David Chase. Avete presente David Chase? No? È meno grave rispetto a non conoscere i Rolling Stones, però significa che avete qualche lacuna nell’ambito delle serie tv. David Chase è infatti il creatore de I Soprano, serie che non ho mai amato più di tanto, ma comunque a sua modo storica. Saper fare grande tv non sempre significa anche saper fare grande cinema e questo film lo dimostra. Not Fade Away sarebbe un episodio pilota notevole per una nuova serie, mentre come pellicola cinematografica a se stante non funziona del tutto, sebbene una visione se la meriti tutta.

Come preannunciato nella intro, Not Fade Away racconta di un gruppo di ragazzi che nei favolosi anni ‘60 mettono su un gruppo che poi non diventerà celebre, ma ciò non significa che non abbia giocato un ruolo importante nella loro vita. Anche se non faranno il botto vero e proprio, la loro vicenda segue la tipica parabola raccontata in molte altre pellicole musicali su band un pochino più famose, da Nowhere Boy sui primissimi Beatles a Control sui Joy Division, da The Doors sui… The Doors a The Runaways sulle… The Runaways, finendo per ricordare soprattutto Killing Bono, la storia di una band vissuta all’ombra della popolarità dei maledetti U2.

"Uff, non scriverò mai una hit come gli Stones. E manco come PSY..."

La regia di David Chase è molto classica, di stampo televisivo (un televisivo buono, sia inteso), senza lampi particolari. Così come non dà il massimo il suo pupillo James Gandolfini, l’ex Tony Soprano che al cinema continua a collezionare un sacco di ruoli e particine varie, nessuna in grado di lasciare il segno. Da tenere d’occhio invece i ggiovani del cast: il protagonista John Magaro qui ha un personaggio un po’ stronzetto e non ispira molta simpatia, però non se la cava male; Jack Huston finalmente abbiamo l’occasione di vederlo con tutta la faccia e con tutti e due gli occhi, mentre in Boardwalk Empire lo vediamo solo a metà e Bella Heathcote, nuova pupilla di Tim Burton che l’ha lanciata nel suo Dark Shadows, per adesso è più bella che brava a recitare, d'altra parte si chiama Bella mica Brava. Il tempo, comunque, così come per gli altri giovani promettenti attori, è dalla sua parte. Time is on my side, come cantano i Rolling Stones qui coverizzati dalla band al centro delle vicende del film, nella scena che più rimane impressa di tutta la pellicola. Yes it is

"Ah Bob Dylan, vieni un po' qui a falciare il prato!"

Riguardo alla storia di questo gruppo, ci viene raccontata attraverso conflitti di personalità piuttosto tipici: il batterista canta meglio del cantante e quindi si trova a sostituirlo come leader del gruppo, l’ex cantante non la prende troppo bene e iniziano i problemi, soprattutto perché il batterista diventato cantante comincia a tirarsela manco fosse il nuovo Bob Dylan. Non manca naturalmente anche una storia d’amore, ma tutto resta troppo abbozzato. Proprio come questa band. Ha del potenziale, potrebbe fare grandi cose, però alla fine non ce la fa. Non le realizza. Stesso discorso per l’intero film. Parte bene, riesce a rendere quella che poteva essere l’eccitazione di mettere su una band rock’n’roll nel pieno degli anni Sessanta, comincia a coinvolgere nella vita dei suoi protagonisti, ma non riesce mai a decollare veramente. Eppure va bene così. C’è bisogno anche di questo. Così come c’è bisogno di band che non fanno la storia della musica, a volte ci si può godere pure un film non del tutto riuscito e con un finale scemotto campato per aria. Una pellicola che non farà certo la storia del cinema, ma che riesce almeno a trasmettere una genuina passione per la musica. Non è poco. E poi, per fare un film davvero grande, l’esordiente classe 1945 David Chase ha ancora tempo. Time is on my side, yes it is. (voto 6,5/10)


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