Nota su Effekappa – di Andrea Caterini

Creato il 28 gennaio 2012 da Fabry2010

Pubblicato da krauspenhaarf su gennaio 28, 2012

Leggo le poesie di “Effekappa” di Franz Krauspenhaar. Di Krauspenhaar colpisce il modo in cui l’invettiva sia la bolla che custodisce la propria solitudine: “Per rabbia consumo chilometri. E’ così. Vite/ appese al collare del diavolo/ si nasce spalancati…”. Colpisce, poi, come l’io, la sua nudità (che è quel “nascere spalancati” al quale Franz desidererebbe fare ritorno) sia l’unica arma contro la cecità del mondo. Un’arma però, che incendia solo se stessa, che in se stessa s’illumina e s’accende, che sogna una vita fatta di slanci. Leggo da “Letteratura” questi tre versi: “Insegnami a mirare in alto/ a fare della vita un salto/ verso l’estremità del cielo”. Ecco, nel libro si contrappongono continuamente poesie scritte, si direbbe, per rabbia e altre scritte in intimità. Ma se a un primo sguardo si potrebbe pensare che le poesie scritte per rabbia siano quelle nelle quali Franz si rivolge a qualcuno, a un interlocutore preciso e determinato (un soggetto estraneo alla sua persona e quindi fuori da sé), credo però che quelle più intime, scritte come in un ripetuto dialogo con se stesso – o col se stesso desiderato e nudo – quasi fossero preghiere, siano invece quelle che più delle altre cerchino occhi capaci di incontrarsi con i suoi. Occhi che finalmente si riconoscono. Occhi che riconoscono l’uno la solitudine dell’altro: “Nessuno/ di caro che si affacci/ dalla vita, un minuto, a guardarmi”.

Franz Krauspenhaar

Effekappa (Zona Editrice.)

128 pagg. 13 euro.


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