Note

Creato il 04 agosto 2013 da Unarosaverde

Giovedi sera,  parrocchiale di un paesino sul lago. Il sole sta tramontando, i bar della piazza che, dalle scale della chiesa degrada verso il lago, si riempiono per gli aperitivi prima e per il dopo cena poi, locali e turisti si mescolano tra i tavolini e brindano al fresco della notte. William Bennet, Denis Bouriakov e altri musicisti che collaborano con loro regalano uno dei dodici concerti gratuiti di queste settimane di Festival Flautistico internazionale.  Le note di  flauti e pianoforte riempiono la navata, perfette, piene, gioiose mentre gli studenti della Master Class – i visi denunciano provenienze da ogni angolo del mondo – scaldano il pubblico con il loro entusiasmo di ascoltatori.

Venerdi sera, paesino di trecento anime lungo una strada che porta in montagna. Folle dai apesini vicini e anche da molto più in là arrivano, come ogni anno, per assaggiare un piatto tipico locale, i capù, fatti di foglie di verza ripiene, innaffiati di sugo di pomodoro e accompagnati dalla polenta. Siamo in tanti, noi, venuti per salutare un amico. Poco più in là della nostra tavolata allestita, come le altre, nelle stradine strette di mura antiche, suona un’orchestrina scalcinata di paese. Ciò che conta è fare rumore e, col passare delle ore, attaccare anche un po’ di liscio e latino.

Sabato sera, teatro del Vittoriale. Bollani suona, nella notte infuocata,  metà concerto di jazz e io mi perdo perchè il jazz, per me, è come l’arte contemporanea: non ne decifro mai, senza spiegazioni, i significati. L’altra metà concerto invece ce la inventiamo insieme: quindi brani scelti dal pubblico, giocati e mischiati sulla tastiera, mentre arriva la brezza dell’altro lago a portarsi via le risate.

Domenica pomeriggio, quiete casalinga per riprendere il fiato che serve per l’ultima settimana prima delle vacanze: ticchettio di un’altra tastiera, lunghi silenzi, dopo giorni di note.


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