Da “Il piacere” di Gabriele D’Annunzio
– Eppure, vedi, questa volta forse varrebbe la pena. L’hai guardata bene? Mi pare più bella; mi pare, non so, che abbia qualche cosa di nuovo, inesprimibile… Forse dico male a dir nuovo. È come divenuta più intensa, conservando tutto il suo carattere di bellezza; è insomma, dirò così, più Elena dell’Elena di due o tre anni fa: «essenzia quinta». Sarà, forse, effetto della seconda primavera; perché credo ch’ella debba stare lì lì per toccar la trentina. Non ti sembra?
Andrea si sentì da queste parole pungere, di nuovo accendere. Nulla vale a ravvivare e ad esasperare il desiderio d’un uomo quanto l’udire da altri lodar la donna da lui troppo a lungo posseduta, o troppo a lungo vagheggiata invano. Ci sono amori in agonia che si protraggono ancora, per virtù dell’altrui invidia, dell’altrui ammirazione; poiché l’amante disgustato o stanco teme di rinunziare al suo possesso o al suo assedio in favore della felicità di chi potrebbe succedergli.
Il Notturno Op. 9 n.2 in Mi bemolle maggiore di Chopin