Una Sicilia insolita che ha lasciato spazio alle strade libere dal traffico, ormai molti distributori di benzina sono chiusi perchè sono terminate le scorte di carburante e sugli scaffali dei supermercati scarseggiano i beni di prima necessità. Una Sicilia, messa ormai in ginocchio dallo sciopero che ha bloccato l’isola per protestare contro il caro-carburante. Difficili da raggiungere le fabbriche, i posti di lavoro, gli ospedali o le mete turistiche. Autotrasportatori, ma anche agricoltori (da cui il nome di “rivolta dei forconi”) e pescatori presidiano strade, porti e tangenziali, rallentano la circolazione per distribuire volantini e impediscono i rifornimenti a grandi magazzini, industrie, distributori di benzina.
Il governatore siciliano, Raffaele Lombardo sta tentando un difficile negoziato e teme che la situazione degeneri. Sono momenti di grande tensione. Non si può più fare filosofia, la rivoluzione siciliana lotta contro lo status quo e contro il potere costituito. Vuole denunciare le criticità e la disperazione della gente. Il Movimento, che si dichiara libero politicamente e al di fuori di ogni strumentalizzazione, ha pensato in grande decidendo di occupare pacificamente tutti i punti nevralgici della Sicilia. Immagini che modificano il volto del nostro paese, la gente è più povera e senza lavoro, la pensione un miraggio, gli ammortizzatori che traballano e la battaglia per la sopravvivenza si fa dura.
”Non è facile da spiegare, noi viviamo una realtà diversa, la vita qui è quasi un’ingiustizia per molti, il punto è che non vogliamo più farci strumentalizzare, si parla ora anche di infiltrazioni mafiose nella rivolta, spero, desidero, che non sia così, paghiamo da anni le conseguenze della mafia, ora che la Sicilia ha alzato la testa spero stiano attenti”, sono le parole della fotografa palermitana Letizia Battaglia che a malincuore delinea i disagi e il degrado della sua terra.
La protesta siciliana sta usando cuore e testa in modo forte, si sentono alla periferia dell’Italia e non hanno più fiducia nel sistema, sono stanchi di dover subire queste situazioni. Il popolo siciliano ha fame e ha deciso di protestare perché è stanco di essere vittima di uno stato assente che non tutela gli interessi dei più poveri. Speriamo solo che attorno a queste rivalse e a questo movimento non prendano forma le speculazioni da parte dei tanti che possono trarre vantaggi, pronti a cavalcare i drammi delle categorie produttive, rovinando così gli scopi originari di questo evento. In tutti questi anni la Sicilia ha creato stabilità alle pratiche clientelari. Ora è il momento del riscatto, i siciliani non sono più disposti ad accettare di essere considerati dei mafiosi oppure di essere vicini ai movimenti di estrema destra come Forza Nuova. Ora vogliono scrivere una nuova storia, tutti uniti ad urlare, protestare e pronti a ricominciare.