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"notizie che non lo erano", come evitare la cattiva informazione?

Creato il 19 luglio 2015 da Alessandro @AleTrasforini

Quanto peso può rivestire l'informazione in un contesto complesso ed intriso di problemi socio-economici di rilevante impronta quale è, ad esempio, quello italiano?
Quali potrebbero essere i doveri di chi cerca di attuare correttamente il mestiere di informare, raccontando e diffondendo notizie le cui dosi di inaffidabilità dovrebbero essere il più possibile contenute e ridotte? Quali passi sbagliati può ( far) compiere chi, contravvenendo al proprio ruolo, finisce per disinformare e quindi depauperare una società delle proprie opportunità di conoscenza e consapevolezza di ciò che accade?
Anche a queste domande cerca di rispondere il libro " Notizie che non lo erano - Perché certe storie sono troppo belle per essere vere", scritto da Luca Sofri ed edito da Rizzoli.
Le finalità dell'opera risultano essere estremamente chiare sin dalle prime righe:

"[...] Se il nostro Paese fosse proprio come ce lo raccontano i giornali, l'Italia sarebbe un posto molto più strano di quanto già non si creda. Infatti, stando a quello che negli ultimi anni hanno affermato le più rinomate fonti di informazione, gli italiani dovrebbero essere un popolo composto da una marea di analfabeti (sei milioni), da un esercito di persone sotto ipnosi a fini terapeutici (otto milioni) e da una sorprendente percentuale di donne ossessionate dall'idea di portarsi a letto un arbitro. Non serve avere un gran fiuto per rendersi conto che si tratta di invenzioni. [...]
Eppure queste storie, insieme a tante altre altrettanto inventate, sono state spacciate per vere da testate che dovrebbero avere la nostra fiducia. Con l'arrivo di internet, i giornalisti di tutto il mondo si sono dovuti abituare al confronto con lettori che possono mettere in dubbio, contestare o [...] smentire le loro affermazioni. Il mito del web come fucina di leggende metropolitane va ribaltato: oggi la rete testa la veridicità delle notizie, mentre i falsi giornalistici sono quasi sempre il risultato di errori o leggerezze compiuti dai media tradizionali, che hanno ormai rinunciato al ruolo di filtro e alla propria funzione di controllo. [...]"

Il compito più grande ed importante di giornalismo ed informazione dovrebbe quindi essere quello di costruire e definire un percorso attento con il quale ( cercare di) educare la società, adoperandosi per migliorare consapevolezze e percezioni dei cittadini nei confronti della stessa res publica.
Quando questo compito non viene svolto in maniera esaustiva ed esauriente, quali sono le fasce della società a farne per prime le spese? La risposta a questa domanda può coincidere con la forte diffusione di una società profondamente inconsapevole di molt( issim)i drammi che la riguardano, finendo implicitamente per dimenticarli o sminuirli:

"[...] Le notizie false corrono più veloci di quelle vere.
Mentre carta stampata e web si screditano a vicenda, la pratica del giornalismo diventa sempre più complessa e indefinita. Di chi possiamo ancora fidarci? [...]"

La descrizione e la definizione di certi metodi per fare informazione sono argomenti strutturabili cercando di rispondere il più consapevolmente possibile a certe tematiche di fondo:

  • Studio delle modalità di produzione ed 'arrivo' delle notizie;
  • Insediamento e strutturazione delle stesse internamente alle redazioni giornalistiche;
  • Definizione dei titoli giornalistici, individuando difetti derivanti da ricerca del 'sensazionalismo' da copertina;
  • Errate percezioni di notizie errate o sbagliate;
  • Modalità di 'guarigione';
  • Definizioni per cercare e favorire la diffusione di notizie vere, verificabili od almeno 'depurate' da elementi di esagerazione e sensazionalismo.

Quali possibilità ci sono per definire forme ed argini di una corretta informazione?

Ai lettori eventuali risposte ad altr( ettant)e complessive domande nel merito di simili argomentazioni.


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