E’ sempre interessante osservare qualcosa da due punti di vista totalmente diversi. Mi è appena capitato con i film di Bollywood, considerati prima dall’India e poi dall’Italia. Voglio proporvi un confronto tra questi due punti di osservazione, traete voi le con
Ecco il punto di osservazione indiano. Pochi giorni fa mi trovavo a Mumbai (in un press tour di Taj Hotels, Viaggi dell’Elefante e della linea aerea taiwanese China Airlines, che ha un volo diretto Roma-Delhi). Con alcuni colleghi giravamo per Bandra, l’ottava isola di Mumbai, e tramite una signora indiana “ben introdotta” abbiamo avuto la possibilità di visitare – senza richieste di permessi né formalità – un luogo che appartiene alla Storia di Bollywood: i Mehboob Studio.
Chiunque ami come me il cinema indiano non può non emozionarsi a varcare il cancello dei Mehboob Studio: qui negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso il regista Mehboob Khan ideò opere immortali come Mother India, che nel 1957 fu candidato all’Oscar come miglior film straniero.
Oggi i Mehboob Studio (i cui eredi continuano a vivere lì accanto) non producono più film in proprio ma affittano sale e set cinematografici agli altri produttori di Bollywood.
Così, al piano terra dell’edificio ci siamo imbattuti in una produzione in corso della Eros International e siamo entrati in una “casa nella casa”, ovvero nella perfetta ricostruzione di un appartamento in stile “giovani indiani metropolitani” con tanto di quadri di pop-art alle pareti: è la casa-set di una commedia romantica dal titolo provvisorio di Desi Boyz (da non confondere con l’omonimo film del 2005) interpretata da Akshay Kumar, John Abraham e Deepika Padukone e diretta da Rohit Dhawan. Purtroppo all’interno non si potevano scattare fotografie ma l’atmosfera era divertente…
Va anche notato che i Mehboob Studio sono l’unico studio bollywoodiano rimasto nel cuore della città di Mumbai: tutto il resto di Bollywood infatti si trova nell’estrema periferia e questa comoda posizione dentro la città – oltre alla sua storia prestigiosa – concorre a rendere tanto ambìto questo Studio.
Se vi troverete a passare da Mumbai vi consiglio di non rinunciare a una visita ai Mehboob Studio (previa richiesta di permesso per visitare i set) anche perché trovare il luogo è facile: l’indirizzo è Mount Carmel Road, Bandra West, Mumbai, e per non sbagliare vi allego qui la posizione su Google Map.
Un altro indirizzo da non mancare assolutamente a Mumbai è quello di un favoloso negozio di dvd indiani, dove si trova davvero di tutto, compresi introvabili classici d’autore di 50, 60 o 70 anni fa. Il negozio si chiama Rhythm House (il nome è dovuto al fatto che vende anche cd musicali) è si trova al 40 di Dubash Marg, nella zona nota come Fort, Mumbai 400 023 (telefono 0091 22 4322 2727, email helpdesk@rhythmhouse.in). In mezzo a tanta meravigliosa abbondanza di film io mi sono scatenato nello shopping e ho trovato – a parte Bollywood – tanti gioielli d’Autore dei maestri bengalesi degli anni Settanta: film come Jukti Takko aar Gappo (National Award Winner 1974) di Ritwik Ghatak, regista marxista eretico e “maledetto” quant’altri mai nel cinema indiano, nonché insegnante al Film and Television Institute di Pune dove formò registi e attori delle nuove generazioni; oppure film comeil poetico Ekdin Pratidin (National Award Winner 1979) del grandissimo Mrinal Sen. Insomma, un indirizzo imperdibile…
Ed eccoci arrivati al punto di osservazione italiano. Una volta tornato in Italia – con la nostalgia di Mumbai che non voleva lasciarmi – ho trovato nella mia mail un interessante messaggio di Nicoletta Gruppi. Era una mail privata, ma con l’autorizzazione di Nicoletta la pubblico qui su MilleOrienti perché credo che contenga una riflessione stimolante sul miserando stato della distribuzione dei film indiani in Italia. E’ ben vero, infatti, che fra pochi giorni arriverà nelle sale italiane Il mio nome è Khan con SRK (ne abbiamo parlato qui) ma è anche vero che una rondine non fa primavera e che il cinema indiano, in Italia, è distribuito non soltanto poco ma anche male, cioè con incomprensibili tagli. Ma ecco la mail di Nicoletta:
«Da qualche anno, come sapete, RaiUno trasmette l’estate qualche film di Bollywood. La buona notizia è che la selezione sta cominciando a migliorare in qualità , ottenendo ascolti più che apprezzabili. La cattiva è che continuano ad essere spietatamente tagliate le sequenze musicali, che spesso sono l’unico motivo per vedere talune commediole sofisticate ambientate a Londra piuttosto che a Vancouver. Avevo sempre pensato che questa scelta fosse dovuta a motivi essenzialmente di tempi televisivi (bisogna ridurre le tre ore a meno di due, anche se poi, con gli infiniti spot…) Ma in questi giorni, dopo aver visionato la registrazione di Kabhi Alvida Naa Kehna (Mai dirsi addio) di Karan Johar (il regista di quel My name is Khan che sta per arrivare sui nostri schermi) è cominciato a venirmi qualche dubbietto. E’ stata infatti tagliata di peso la sequenza dell’ “adulterio consumato” , quella cosa che i soliti esperti ci dicono sempre non essere possibile nel cinema indiano. E’ una scena correttissima, ma inequivocabile – mentre i coniugi di successo saltabeccano in discoteca Shah Rukh e Rani vanno in un albergo, si spogliano, entrano a letto. Tagliare questa sequenza, con la scusa che era in montaggio parallelo con un lungo numero musicale, stravolge la trama non di poco. Che sia un caso…ehm…di censura?»
Si dice che Bollywood sia “moralista”. Che dire dell’Italia allora?
Lascio a voi, cari lettori, ogni commento.