Data: 17-ott-2011 11.31
A: rita.coltellese@gmail.com
DA LEGGERE CON ATTENZIONE!
.......................non ho parole!!!!!!!!!
DOVEROSO DARNE DIFFUSIONE!!
Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi
dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che
spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto
affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello
previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per
avere diritto ad una pensione.
Ecco com'è finita:
* Presenti 525
*Votanti 520
* Astenuti 5
* Maggioranza 261
* Hanno votato sì 22
* Hanno votato n. 498.
i 22 sono: BARBATO, BORGHESI, CAMBURSANO, DI GIUSEPPE,
DI PIETRO, DI STANISLAO, DONADI, EVANGELISTI, FAVIA, FORMISANO,
ANIELLO, MESSINA, MONAI, MURA, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI,
PORCINO, RAZZI, ROTA, SCILIPOTI, ZAZZERA.
Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera:
Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha creato con gestione a tassazione separata.Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti acquisiti e che, con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l'anno.
Non ne hanno dato notizia né radio, né
giornali, né Tv OVVIAMENTE. Facciamola girare noi !!!
E-MAIL FIRMATA ED INVIATA A PIU' INDIRIZZI.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^QUESTA LA MIA RISPOSTA:
Io lo sapevo, naturalmente, perché sul blog di Antonio Di Pietro e su quello di Italia dei Valori ne hanno parlato e dato notizia. Nota la firma di soggetti come Scilipoti e Razzi (nobili anime disinteressate che sono passate da IdV a sostenere il governo Berlusconi).
La mia pessimistica opinione è stata che quelli di IdV hanno fatto uno spot per farsi belli, perché sapevano benissimo che i loro accoliti, di tutta la compagine politica che siede sugli scranni di Montecitorio, non avrebbero mai votato contro una delle leggi che, negli anni, si sono votati per crearsi quei privilegi di cui godono alla faccia nostra.
Pensaci: il Re Sole ed i suoi discendenti avevano, in modo diverso, gli stessi privilegi: A ME TUTTO, A TE NIENTE!
Finché il popolo non ha assaltato la Bastiglia e montato la Ghigliottina..
Rita
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
L'UNICA COSA INTERESSANTE E' CHE ABBIAMO APPRESO CHE PER CAMBIARE QUESTO PRIVILEGIO, CHE CI COSTA 150 milioni di euro l'anno, NON OCCORRE UNA LEGGE, MA BASTA una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza
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