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Notizie iran: diritti umani, il nuovo report dell’inviato speciale dell’onu

Creato il 07 marzo 2013 da Nopasdaran @No_Pasdaran

iran diritti umani

Il 28 febbraio scorso è stato pubblicato e diffuso il nuovo report dell’inviato speciale dell’Onu per i diritti umani in Iran, Ahmad Shaheed. Il testo affronta i maggiori problemi umanitari del regime iraniano, dalla mancanza di elezioni politiche libere e trasparenti, ai diritti delle donne sino alla questione delle minoranze etniche, religiose e sessuali. Di seguito, per punti, vi riportiamo un breve sunto del testo (qui l’intero testo in inglese).

L’inviato speciale dell’Onu ha rilevato che:

- il regime iraniano continua a violare sistematicamente i diritti umani e non ha dato accesso all’Inviato dell’Onu, nonostante le numerose pressioni;

- il regime continua a detenere illegalmente i rappresentanti dell’opposizione iraniana Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi. L’inviato Onu Shaaheed ha chiesto nel testo il loro immediato rilascio;

- in Iran è assente una autorità autonoma capace di verificare la regolarità delle elezioni politiche;-

- il regime continua a perseguire i giornalisti. Solo di recente Teheran ha incarcerato 45 giornalisti. Il blogger e freelancer Mehdi Khalazi sta scontando una condanna a 14 anni di reclusione per aver criticato il Governo. Come lui, al carcere sono stati condannati anche Alireza Roshan, Zhila Bani-Yaghoub e suo marito Bahman Ahmadi Amouee, tutti accusati di propaganda contro il regime;

- gli Ayatollah persistono nel condannare al carcere gli attivisti difensori dei diritti umani: caso eclatante è quello di Nargs Mohammadi, fondatrice del Centro per la Difesa dei Diritti Umani e collaboratrice del Premio Nobel Shirin Ebadi (quest’ultima costretta a lasciare l’Iran);

- il regime, non soddisfatto, condanna al carcere anche numerosi avvocati colpevoli di difendere gli attivisti. Si ricordano qui i casi di Abdolfatah Soltani, Mohammad Ali Dadkhah e di Nasrin Sotoudeh

- i Pasdaran continuano a fare sistematico uso della tortura contro gli oppositori e coloro che sono considerati nemici dello Stato. Il recente caso del blogger Sattar Beheshti ne è la prova più tangibile. Un altro caso è quello di Jamil Sowaidi, rapito dai miliziani, torturato ed infine ucciso. Alla famiglia, nel novembre scorso, è stato negato il diritto all’autopsia. Dei 169 casi analizzati dall’inviato Onu, in 81 casi di detenzione è stato rilevato l’uso sistematico della tortura psicologica, fisica e persino sessuale;

- solo quest’anno il regime ha compiuto 58 esecuzioni pubbliche. Nel 2012 il regime ha ucciso circa 497 prigionieri, riportando ufficialmente “solamente” 297 esecuzioni;

- persistoni in Iran forti problemi legati ai diritti di genere. La donna deve assoluta obbedienza al marito, non ha diritto facilmente al passaporto senza il consenso di un tuture e non passa la cittadinanza a suo figlio/a. L’inviato chiede al regime di lavorare per ridurre la disparità tra uomini e donne. Si chiede inoltre il rispetto delle attiviste politiche iraniane e la fine delle persecuzioni contro di loro (esemplare il caso della condanna di Maryam Behraman, leader della campagna “One Million Signatures Csampaign for Equality”);

- persistono le persecuzioni contro la minoranza Ahwazi, i Balochi, i Cristiani, di Dervisci e soprattutto i Baha’i, a cui è negato anche il diritto all’istruzione;

- esiste una forte preoccupazione per i diritti degli omossessuali, delle lesbiche e dei transgender (LGBT) in Iran. Secondo il codice penale iraniano la loro preferenza sussuale è comparata alla sodomia e spesso determina anche condanne a morte.

L’Iran ha commentato il report dell’Onu, definendo Ahmad Shaheed un servo di Israele e delle potenze occidentali ostili all’Iran. Rileviamo inoltre che l’organizzazione americana UANI – United Against the Nuclear Iran – ha invitato la compagnia italiana SELI ad interrompere immediatamente le relazioni con l’Iran. La compagnia opera nel campo dei tunnel sotterranei lavorando in contatto – secondo l’accusa – con compagnie controllate dai Pasdaran. Il regime iraniano usa i tunnel a scopi militari e, lo stesso Presidente della SELI Remo Grandoni, nel 2011 ha dichiarato di non poter escludere che i tunnel scavati con il contributo della compagnia italiana possano essere usati “per nascondere armi”.


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