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Carissimi amici, come state?
Spero bene in questo mese di ottobre dedicato alle missioni. Vorrei raccontarvi qualche cosa a partire da questa parola: RICOMINCIARE.
Ricominciare: ad andare in un nuovo villaggio, Kambo, dove più di cento persone stanno chiedendo da qualche mese la Chiesa, la presenza di un prete, la scuola.
Ricominciare: a fare strada, con la macchina 10 minuti, poi a piedi due ore, attraversando un piccolo fiume a nuoto, spingendo su una zattera improvvisata i vestiti, le scarpe e i libri di catechismo perché non si bagnino.
Ricominciare: a partire da zero nell’annunciare chi è Dio, nel dire il nome del nostro Dio, Padre Nostro, e suo Figlio, Gesù Cristo, e l’Amore che hanno per noi, nell’insegnare il segno della croce, il Padre Nostro, l’Ave Maria…
Ricominciare: a conoscere nuove persone, tantissimi bambini e ragazzi, giovani, adulti, tante mamme, imparare nomi nuovi, abbinare nomi a facce, creare simpatia, volergli bene.
Ricominciare: a vedere i bambini più piccoli piangere, perché mi hanno visto e hanno visto per la prima volta un bianco.
Ricominciare: ad essere non solo prete, ma dottore per chi sta male e vuole andare Nyinenyang per curarsi, autista della macchina, meccanico, insegnante, costruttore…
Ricominciare: a pensare a fare un pozzo di acqua, perché non ce l’hanno, un mulino per fare la farina, quello che c’era è da mesi che è rotto, una scuola, un campo da calcio e un pallone…
Ricominciare: a pensare soprattutto per i giovani, al loro futuro, la scuola, come andare a Nyinenyang e continuarla, aiutarli per la casa, il cibo e i libri.
Ricominciare: ad avere la macchina piena di persone che dal villaggio vanno a Nyinenyang
Ricominciare: a programmare un pomeriggio da passare nel villaggio per la preghiera e per stare con la gente.
Ricominciare: ad allungare la lista delle persone per cui pregare ogni giorno nella Messa.
Ricominciare, ricominciare, ricominciare: che bello ricominciare a essere strumento del Signore nel portare la sua Parola, la sua Chiesa, il suo Amore. Certo con qualche difetto, con qualche peccato, ma Lui continua sempre ad avere fiducia in noi e ad affidarci comunque la sua missione.
Intanto abbiamo iniziato le attività nei vari villaggi dove siamo presenti da più tempo: la S. Messa a Nyi, Matar, Muon, Bareyrual e Biro mitol, catechismo, coro, chierichetti…
Gli asili in questi cinque villaggi, con insegnanti e con il pranzo per ogni bambino…
Le attività di oratorio: campo da calcio, pallavolo, palloni, magliette, calcetti e ping pong, corde e elestici per i più piccoli, incontri…
La libreria: a Nyin e Matar per dare la possibilità agli studenti di avere un tavolo e una sedie e soprattutto i libri scolastici da consultare e studiare, ogni giorno alla sera…
Progetti agricoli: finita la stagione delle piogge stiamo raccogliendo sia il granoturco nelle varie cappelle, sia gli ortaggi che abbiamo seminato, sia curando gli alberi che abbiamo piantato…
E poi incontro con i catechisti, visita e preghiera nelle famiglie, aiuto agli studenti che vanno a Gambella per terminare le scuole superiori…
Ma ci sono anche notizie brutte: domenica scorsa, alla fine della partita di calcio Etiopia-Nigeria per qualificarsi al campionato in Brasile del prossimo anno, l’Etiopia ha perso all’ultimo minuto per 2-1, è scoppiata la tensione a Nyinenyang tra i soldati, che sono lì a difendere il villaggio da ribelli del Sudan e portare una certa sicurezza e i nuer, i quali erano a favore della Nigeria. Naturalmente questa è stata la scintilla e poi non si sa chi ha iniziato a sparare per primo, così per un’ora c’è stata una sparatoria tra i soldati, che sono etiopi e la gente con la polizia, che sono tutti nuer, di origine sudanese, sparatoria riprese anche durante la notte per varie volte.
Tante persone si sono rifugiate da noi, i nuer nella chiesa, mentre alcuni etiopi che hanno soprattutto negozi e qualche commercio, nella libreria, sanno che la nostra chiesa è neutrale e sicura.
Il giorno dopo è intervenuto subito il presidente della regione e moltissimi altri soldati per vedere cosa era successo e riportare la pace, anche se purtroppo sono morti 3 nuer e 7 soldati etiopi.
Per una settimana non abbiamo avuto scuola e tutto è rimasto bloccato nel villaggio, la gente solo ora sta tornando alla normalità, grazie alle riunioni che ogni giorno si stanno facendo tra soldati e la gente del villaggio.
Abbiamo pregato molto per la pace e per una convivenza pacifica e con l’aiuto di Dio e di tutti la situazione sta tornando alla normalità. Qui per salutarsi la gente usa il termine “male” in nuer e “salam” in etiope, che significano entrambi “pace” e speriamo che sia così.
Un abbraccio a tutti e a presto.
abba Filippo
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