NOTTE HORROR: Brood - la covata malefica

Creato il 04 agosto 2015 da Jeanjacques

Ritornano le 'giornatine a tema' di noi blogger e, ironia della sorta, ritornano con un graditissimo ritorno: quello di Notte Horror. Per chi non fosse abbastanza grande o per coloro a cui la vecchiaia ha malignamene mangiato i neuroni mnemonici, Notte Horror era il contenitore notturno che durante le notti d'estate proponeva vecchie e nuove 'glorie' della cinematografia horror. Quelli sono stati fra i primi film horror che ho visto da piccolo, stando sveglio la notte a dispetto di quello che mi dicevano i genitori, quindi questo è un evential day a cui sono particolarmente affezionato - anche se l'anno scorso avevo partecipato recensendo quella pataccata allucinante che era stata La casa di Cristina. Oggi, insieme all'amica Lisa Costa di In central perk che porta un cultone come Hellraiser, ho deciso di aderire nuovamente a quest'iniziativa presentando una delle pellicole seminali di uno dei miei registi preferiti, il canadese David Cronenberg, che nonostante abbia di recente scritto un libro che mi ha fatto davvero bestemmiare in aramaico dalla bruttezza (anche se mi resta il dubbio di non averlo capito) rimane una delle figure di spicco della mia scala della stima, perché si tratta di un individuo che non si è mai trovato il proprio cantuccio comodo e che ha sempre cercato di sperimentare. E pure in questo caso, pur rimanendo nel girone horror che lo aveva reso famoso, adotta il genere in maniera del tutto personalissima.Il dottor Raglan è uno psichiatra divenuto famoso per la pratica della psicoplasmia, durante la quale sottopone i propri paziente alla completa esternazione delle proprie turbe aggressive proprio per poterle così rimuovere. Eppure nella vita di Nola, una delle sue pazienti, cominciano ad avvenire strane cose, perché...Diciamo horror e pensiamo a ragazzini urlanti che infestano i multisala estivi - la distribuzione della maggior parte delle pellicole dell'orrore avviene in quella stagione. Diciamo horror e pensiamo magari a film per psicopatici, per gente frustrata che deve alienare la propria aggressività mediante la visione di frattaglie scarlatte sul grande schermo. Lo so, tutti stereotipi, ma la gente ragione per stereotipi - altro stereotipo. Ma è vero che non tutti intendono il genere nella medesima maniera, perché i vari generi narrativi vanno studiati e analizzati nel loro contesto e nel periodo in cui sono stati svolti. Perché l'horror, quando è fatto bene, nasce proprio per questo, per descrivere mediante una storia del terrore quelli che sono le paure di un'epoca. Questo Cronenberg, che è una personcina molto intelligente, lo sapeva bene, e difatti quattro anni dopo questa perla - ancor'oggi considerata come il suo film della maturità - dirigerà quel capolavoro assoluto che è Videodrome, appurando questo discorso. Discorso che comunque si intravede anche in questo Brood, forse il film più sfacciatamente horror del Davidino internazionale, ma che riassume in un'ora e mezza tutte le sue tematiche cardine. Ma è un film fatto in un periodo strano. Gli anni Settanta stavano finire e si stava per entrare nei problematici Ottanta, e si sa bene come gli anni di transizione fra un decennio e l'altro siano sempre parecchio strani, così come sappiamo quale casino mondiale portarono gli Eighties. Erano gli anni dell'HIV, della violenza che veniva riversata nelle strade e delle band peggio vestite della storia, ma erano anche gli anni dove i vari tic della società, sempre presenti, si preparavano a esplodere completamente. Questo il regista e sceneggiatore lo aveva ben intuito, quindi magari è proprio per questo che decide di imbastire tutta la storia attorno a quello che è uno studio psichiatrico, senza rinunciare alle entrate a effetto, tipiche dell'horror di quel periodo, ma completamente legate al tema. Un tema che magari ci mette un poco a palesarsi nella sua vera natura e che durante la visione lascia qualche punto di domanda allo spettatore più attento, ma il finale è quello che vale tutto. E sappiamo bene quanto i finali siano importanti in una storia, perché è lì che tutte le strade si incrociano e devono farlo attraverso un sistema preciso e rigoroso, che permetta di fare un discorso compiuto e preciso. Ebbene, qua la cosa avviene, anche se alla sua maniera: quella più vomitosa che esista. Perché raramente mi è capitato di assistere a una scena come quella finale, dove il mistero viene risolto in maniera forse leggermente pacchianotta, ma pregna di una tale simbologia e malattia da essere quasi insostenibile, specie dopo tutto quello che abbiamo visto succedersi sullo schermo nei minuti prima. Eppure sta tutto lì il senso del film, in quello schifo e in quei rossastri colori algidi, che permeano tutto il film come un mantello, come a sottolineare una sorta di incomunicabilità fra i protagonisti, magari la stessa che ha portato al compimento di quel disgustoso orrore. Potremmo quindi dire che The Brood è un film sulla psichiatria ma, come spesso succede nei film di Cronenberg, l'aspetto più evidente è solo un pretesto per parlare di un qualcosa di più grande. The Brood è infatti un film sulla mente umana, quindi anche sulla psichiatria, su una mente provata e sulla rappresentazione delle sue paure. Tutti noi abbiamo una parte malvagia dentro di noi, quella chiaramente espressa dai nanetti malefici, ma dobbiamo imparare a conviverci e a domarla. Non tutti ne sono capaci e, a lungo andare, l'istinto prevale sulla dura razionalità scientifica, perché sono proprio coloro che posseggono le maggiori regole e certezze i primi a spezzarsi. Cronenberg con questo film non vuole darci nessuna certezza e, stranamente, manco farci porre delle domande, cosa nella quale riesce comunque; il regista canadese ci spiattella davanti solo la verità nuda e cruda, in quel suo modo sanguigno e perverso, ritraendo una dinamica familiare che nella sua follia diventa però assurdamente realistico. E nessuno ne ha scampo. L'uomo è fatto di carne e, alla fine, anche di carne si nutre.Film della maturità, ma la maturità artistica era ancora un poco lontanuccia. Ma rimane la testimonianza della mancanza di remore di questo grande regista di provare ogni cosa possibile.Voto: ★ ½

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