Notte in bianco

Creato il 09 novembre 2011 da Giovanniboaga
Tra satelliti che cadono e neutrini che sfrecciano
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Upper Atmosphere Research Satellite (UARS)


La notte che è appena passata sarà stata senz’altro da incubo. Soprattutto chi ha la “sfortuna” di abitare nel nord d’Italia avrà vissuto ore di terrore per il pericolo di soccombere sotto le macerie della propria casa colpita da un pezzo del satellite NASA UARS, un bestione di 6 tonnellate e mezzo che, avendo ormai cessato la sua attività, si è deciso di far rientrare a casa. Notte in bianco assicurata a guardare il cielo. Se poi, oltre che nordici, i malcapitati sono anche fisici di professione, il pensiero che le basi del proprio sapere siano ormai da buttare via per colpa di neutrini “troppo frettolosi” non ha certo aiutato a prendere sonno.
Questi scenari apocalittici della notte dell’equinozio d’autunno non sono poi molto più fantasiosi delle notizie che li avrebbero provocati. Nella migliore tradizione dell’allarmismo e del sensazionalismo nostrano, leggiamo sui grandi giornali nazionali i resoconti ansiogeni dell’avvicinarsi di un satellite da rottamare e il de profundis della relatività di Einstein. Pur nella loro diversità, queste due notizie rappresentano esempi di come abitualmente tutti noi veniamo informati sulle questioni scientifiche. Lo scopo di articoli che titolano «Satellite Nasa in picchiata sul nord Italia» oppure «Il CERN mette in discussione Einstein» non è tanto quello d’informare quanto di colpire la fantasia di chi legge, facendo leva sulla paura, in un caso, e sui luoghi comuni diffusi nell’altro. In tutti i casi trasferendo al lettore la giusta dose d’ignoranza.

Fase di costruzione di UARS


L’Upper Atmosphere Research Satellite (UARS), lanciato venti anni fa per raccogliere informazioni sullo strato di ozono, è tornato “a casa” in modo poco prevedibile, data l’incertezza sul momento di rientro nell’atmosfera e altri fattori come la resistenza dell’atmosfera stessa, l’orientazione del satellite e le radiazioni solari. Nonostante le informazioni fornite dall’agenzia spaziale americana fossero chiarissime in proposito, con bollettini che stimavano il momento di rientro con margini di errore di alcune ore (solo pochi minuti di differenza significano migliaia di chilometri percorsi), i nostri giornali davano per certa la caduta di frammenti sul nostro paese con titoli come quello ricordato, o comunque ne sottolineavano il rischio concreto quando neanche la NASA poteva pronunciarsi. Senza contare che quella di UARS è una procedura di rientro normale per i satelliti artificiali ormai non più utilizzabili, già avvenuta centinaia di volte senza provocare alcun problema. Insomma allarme su un evento la cui probabilità di causare danni a un essere umano è inferiore a quella di vincere al Superenalotto.

Albert Einstein


Il pensionamento della teoria della relatività, strombazzato da molti giornali, dovuto ai risultati delle misure di velocità dei neutrini muonici effettuate nell’ambito dell’esperimento Opera, appartiene invece all’idea, molto diffusa, che la scienza avanzi attraverso una sorta di affiancamento di conoscenze, abbia cioè un carattere cumulativo. Un punto di vista, questo, che non trova ostacoli nell’abbandonare una teoria che appare in contrasto con un particolare esperimento, risultando falsa. Questa disinvoltura epistemologica, però, trascura il fatto che la scienza è una forma di conoscenza integrata dove ciascuna parte è logicamente collegata a molte altre e non è né vera né falsa, ma possiede un campo di validità. E la relatività einsteniana non fa eccezioni essendo robustamente connessa ad altri settori della fisica e dotata di un ampio campo di validità, come risulta da un'infinità di prove sperimentali. I risultati ottenuti dai gruppi di ricerca del CERN di Ginevra e dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, che richiederanno verifiche indipendenti, se confermati apriranno sicuramente nuove prospettive all’indagine fisica e porteranno a una modifica della relatività ma certamente non alla sua eliminazione. D’altronde è proprio ciò che è avvenuto all’inizio del secolo scorso quando relatività e meccanica quantistica hanno ridisegnato i confini del campo di validità della fisica newtoniana.
Clamore, approssimazione e superficialità sembrano sempre più ingredienti indispensabili per rendere “gustoso”, ai lettori dei grandi giornali, un articolo che tratti argomenti scientifici. Forse gustoso ma certamente indigesto.

pubblicato su Cronache Laiche