Notte ...nera! Il finale

Creato il 29 ottobre 2010 da Junerossblog
Siamo giunte alla fine della nostra settimana speciale, e abbiamo visto che vi siete divertite con noi, stregacce che non siete altro!!!
Per ringraziamo delll'interesse mostrato a questa nostra ennesima iniziativa, abbiamo deciso di premiarvi in due modi:
1)L'ultima parte del racconto, ve la offriamo su un piatto d'argento, senza giochi e indovinelli. Giuro che stavolta trucco non ne troverete!
2)Vi diamo un' altra possibilita per vincere DiavoLillo, (il personaggio creato dalla bravissima SIlverRose).
Come vincerlo? Nei commenti a questo post inserite i nomi dei protagonisti del racconto. Il 02/11/2010 il primo numero della ruota nazionale del lotto verra' associato ad un commento, potrebbe essere il vostro?
Sveliamo anche il mistero legato alle streghe che sono nella tag del Blog.
Ebbene altro non sono che le autrici di questo racconto.
Giusy Berni - Amministratore del forum Dark Moon
Libera - Blogger di Parole e pensieri in Liberta'
Lilly - Blogger Juneross' Blog.

Ora, tocca a voi decidere chi e' la strega alta, chi la strega bassa e chi la sbobba verde che esce dal pentolone ( noi votiamo per la malefica di Lilly!)
Buona lettura ed appuntamento a domani per il video-trailer di Notte Nera!
P.s. Per leggere il racconto clicca su Continua a leggere.

La scala che portava in cantina era al buio, ma quello tetro e scuro che non produce ombre. Nick aveva creato una fiaccola, almeno illuminava passo passo lo scalino da scendere, per non ruzzolare giù. Per Gelsy però continuava ad essere una tortura, nonostante le rassicurazioni di Nick sull'assenza di topi, serpenti, ragni e quant'altro le sue paure la portavano a sentire. Perché vedere era umanamente impossibile. Per una ragnatela attaccata ai capelli stava per svenire! Continuava a parlare, come per darsi coraggio, anche se cercava di non lamentarsi perché dopotutto era molto curiosa di scendere ad esplorare quel posto. Quanti tesori potevano essere nascosti lì, dimenticati. Finché Nick decise che uno scalino al minuto era davvero troppo e le disse di incollarsi alla sua schiena. Bel corpo, solido e compatto, trasmetteva al suo un bel calore. Quel tipo l'aveva affascinata fin dal primo momento, quel tepore rassicurante la seduceva un po'.
Se non mi calmo penserà che sono una gatta in calore... decisamente da evitare!
Arrivati giù, iniziarono a guardarsi intorno, alla luce della fiamma.
- Ma il vino imbottigliato scade? - chiese ingenuamente la ragazza.
- Al massimo diventa aceto - le rispose lui con un sorriso.
Decisero di portare su due casse vuote, destinate al camino, un'altra con qualche bottiglia di Merlot del 1919 per accendere il fuoco ed un Brunello di Montalcino del 1891. Proprio una settimana prima, Gelsy aveva visto una bottiglia, dello stesso vino e della stessa annata, venduta sul web a 25.000 euro.
Mentre si chinava per prendere il carico che le spettava, qualcosa le solleticò una caviglia. Con un balzo si rialzò e trovò rifugio in Nick. Gli sarebbe letteralmente saltata in braccio, se lui non avesse avuto una bottiglia in mano. I riflessi pronti del maschio, per fortuna, scongiurarono un disastro di vetri rotti e quant'altro. Posò il vino e la strinse forte. Cercando di rassicurarla le diede un bacio sulla fronte, scostandole il cappellaccio. Lei lo lasciò cadere dietro le spalle e nascose il viso nel suo collo. Nick l'abbracciò ancora più forte, sollevandola da terra.
- Cosa ti ha spaventato, piccola? - le chiese premuroso.
- N-non s-so - balbettò lei. - Qu-qual-co-sa m-mi ha s-s-sfiorato l-la ca-viglia. Gelsy tremava così tanto, da non riuscire a parlare con naturalezza.
- Ti riporto su e poi ritorno a prendere le bottiglie e le casse- disse Nick con un po' di riluttanza. Gli piaceva averla tra le braccia.
- T-tienimi ancora un p-po' st-stretta- gli mormorò all'orecchio.
In quell'istante Nick si eccitò. Ma non voleva certo spaventarla ancora di più. Quei maledetti fantasmi sicuramente stavano gongolando da qualche parte. Avevano anche intuito come sfruttare il suo terrore per una determinata fauna, per spaventarla.
Essere tra le braccia di Nick era davvero magico, ed al diavolo tutto... pensasse pure che era una ragazza leggera. Intanto però si sentiva al sicuro, protetta. Le paure si dissolvevano in una sensuale sensazione di sicurezza. Avvertire le sue braccia attorno al corpo le faceva desiderare di toccarlo, pelle contro pelle. Lei che di solito era tanto timida da sembrare imbranata, aveva voglia di lasciarsi andare e dimenticarsi di tutto il resto. A partire della brutta sensazione alle caviglie, come di un piumino che la sfiorasse, che era ricominciata non appena Nick l'aveva rimessa a terra. Appena la liberò dall'abbraccio il senso di protezione e smarrimento dei sensi svanì. E Gelsy urlò così forte da restarne stordita lei stessa.
Nick riprese ad accarezzarla, strofinandole la schiena, mentre teneva lontano i fantasmi con la telecinesi. Adesso iniziavano ad esagerare.
- Ho capito, prendi in mano la bottiglia di Barolo e una di Merlot - le disse perentorio e Gelsy gli obbedì frastornata. Nick la riprese poi in braccio, portando le casse vuote in una mano. Solo due visto il dolce carico, per non rischiare di inciampare o di farsi scoprire ricorrendo al potere. Salirono le scale con attenzione, soprattutto perché lui voleva tenerla tra le braccia il più possibile. Prima di ritornare in sala però, la rimise a terra con gentilezza, dandole un dolcissimo bacio a fior di labbra. E Gelsy quasi tremò.
- Nina? NINA?! - Debbie corse via, quasi incespicando per le scale, temendo che quell'urlo provenisse dalla sua timorosa amica. Chissà Narcan cosa le aveva fatto. Quei tre avevano in mente qualche scherzo e lei era la vittima perfetta, facilissima da spaventare.
- Debbie sei stata tu a gridare? - Nina era accorsa ai piedi delle scale appena aveva distinto la voce dell'amica che la chiamava. Indossava il giaccone in pelle di Narcan e sembrava ancora più dolce e impacciata, ma non impaurita. La ragazza finì di scendere i pochi scalini rimasti e l'abbracciò, lasciandola sconcertata.
- Che è successo? Non è da te gridare così, non sei mai preda del panico - chiese in tono concitato Nina.
- Ma non ho gridato io, nulla oltre il tuo nome scendendo. Credevo fossi stata tu – rispose Debbie.
- E' vero è più nel mio stile, ma sinceramente io... - non completò la frase preda di un dubbio subitaneo. - Sarà stata Gelsy? - chiese in un sussurro, - è ancora giù in quel buco scuro insieme a Nick -.
- Il vostro complice sicuramente sta terrorizzanto Gelsy con qualche trovata - Debbie si rivolse a Narcan con rabbia. - Che scherzo sta facendo alla mia amica il tuo compare, rosso? Ovviamente coinvolse nella sua irata accusa anche Namir, che era accorso subito dietro di lei -.
In quel momento, spuntarono Nick e Gelsy, che si sorridevano.
- Perchè quelle facce spaventate? Avete avuto anche voi incontri ravvicinati con topi e ragni? - esordì tranquilla Gelsy. Nick aveva posato il loro carico in sala e a stento tratteneva il bisogno di abbracciarla. Continuava a vedere il fantasma che l'aveva spaventata prima girarle in tondo una spanna sopra la testa. Ma non sapeva come eliminarlo. Fece l'occhiolino a Namir, che subito lo incenerì.
- Ma allora non sei stata tu a lanciare quell'urlo agghiacciante? - Nina non riusciva a rassicurarsi della serenità di Gelsy.
- Quale urlo? Certo prima ho gridato tanto da stonare me e Nick, qualche topo aveva deciso di camminarmi tra le caviglie. Però non pensavo fosse giunto fino a voi senza essere smorzato. - Gelsy non riusciva a spiegarsi quell'assurdità.
Deve avere l'acustica di una cattedrale questa casa.
Narcan colse il pensiero e cercò una spiegazione plausubile.
- Deve essere stata una civetta allora. Non ci sono finestre chiuse in questa casa e siamo in messo ad un bosco - mentre dentro di lui pensava che quei fantasmi stavano davvero esagerando.
Basta tergiversare, li congelerò ad uno ad uno appena li vedo. Lo pensò con tale furore che quasi gli uscì un ringhio.
- Io direi di spostarci tutti in sala, il divano non sarà comodo ma abbiamo un po' di legna - propose Nick.
- E Narcan ha liberato il camino - aggiunse Nina guardandolo timida.
- E' un'ora che sogno il calore di una bella fiamma - Nina si avviò con gli altri avvolta da un impeto di ottimismo.
Mentre i Nick e Namir armeggiavano con il Merlot e le casse vuote, per mascherare che rosso accendesse il fuoco con i suoi poteri, Narcan aiutò le ragazze ad eliminare un po' di teli, rigidi di polvere, dall'arredamento. Almeno per potersi sedere comodamente.
- Nonostante tutto, siamo riusciti ad accendere il camino - disse Gelsy con un sospiro. - Per me nulla riscalda l'ambiente più di un bel fuoco.
- Eh sì avevo proprio freddo prima, almeno fino a quando... - mormorò Nina, lasciando la frase in sospeso e guardando Narcan che le restituì uno sguardo strano.
- Forse Gelsy intendeva un altro tipo di calore - affermò Nick con un sorrisetto ironico. - L'ideale adesso sarebbe un buon bicchiere di vino e l'atmosfera sarebbe completa.
- Io però non me la sento di aprire un tale cimelio - osservò Gelsy indicando la bottiglia di Brunello sul camino. - E non mi fido di un Merlot che abbia più di 10 anni.
- Potremmo venderla noi. Quanto hai detto che vale Gelsy? - propose Debbie guadagnandosi uno sguardo sprezzante di Namir a cui rispose con una linguaccia, ancora turbata per quanto era accaduto al piano di sopra.
- Non essere venale, non si vendono i ricordi o i cimeli. Comunque una simile la quotavano più o meno 25000 € su un sito per esperti - le rispose l'amica ridendo per quello scambio di gentilezze, Debbie era la solita provocatrice.
- Come torneremo a casa? - piagnucolò Nina di punto in bianco. L'atmosfera si era fatta certo più rilassata, ma non erano spariti disagi e paure legati a quella strana situazione. Narcan la guardò, lui che poteva scatenare un uragano solo alzando un dito, si sentiva impotente di fronte a quel terrore, non riuscendo a trovare un modo per tranquillizzarla... ci provò lo stesso, anche se non aveva mai funzionato con nessuno in passato.
Nina calmati, ci sono io qui con te, non succederà niente, niente che ti possa fare male, non finché sarò vivo.
Lei smise di tremare e un pò di colore tornò sulle sue guance. Lo guardò, per istinto, senza capire. Ma lui comprese. Aveva raggiunto il suo scopo. Ne era felice e sconvolto. Per la prima volta un pensiero era uscito dalla sua testa per infilarsi in quella di un essere umano che, seppur inconsciamente, l'aveva recepito. Merda!
Non l'aveva certo ipnotizzata o condizionata in qualche modo, non ne era capace, voleva solo che le arrivasse il suo conforto, ma non voleva esprimere quella rassicurazione ad alta voce...poi chi li avrebbe retti i fratelli? Lui non era un tipo, come dire, socievole...
Namir notò lo sguardo sofferente dell'amico, stava per scoppiare, quella situazione era dura per lui che assorbiva come una spugna tutte le emozioni e i pensieri delle persone.
- Narcan andiamo a fare un altro giro per verificare se possiamo trovare qualcos'altro da bruciare, potrebbe esserci sfuggito qualcosa prima. Nick resti tu con le ragazze? - al cenno d'assenso dell'amico, si alzò da terra spazzolandosi i pantaloni dalla polvere sotto lo sguardo sospettoso di quella piccola vipera di Debbie, che però fu l'ultimo viso su cui posò gli occhi prima di lasciare la stanza.
Anche Nick aveva intuito il disagio di Narcan ma, suo malgrado, non riusciva a staccarsi troppo da Gelsy. Come avrebbe fatto a non cercarla più dopo l'alba?
Le ragazze si guardarono smarrite e a disagio, c'era ancora una cassa intera con dentro i pezzi di altre due smontate. Tutta legna da bruciare. Che aveva Namir da dire a Narcan lontano dalle loro orecchie?
- Ehi fratello tutto ok? - fece Namir a quest'ultimo una volta fuori.
- Sì ora va meglio... è che non so come dirtelo, quasi sicuramente non mi crederai... - ma fu interrotto da Nick che, affacciatosi sulla porta, esclamò:
- Meglio che rientrate, ce ne deve essere sfuggito uno...
Al rientro i tre trovarono Debbie, Gelsy e Nina con gli occhi fissi al camino. La fiamma ondeggiava tremula e ipnotica, riproducendo contorni di volti terrificanti. Erano atterrite.
Narcan non ci pensò su due volte, chiuse gli occhi e spense il camino.
- A-avate v-visto anche voi? -
- Cosa Nina? - le chiese Namir
- Cosa? COSA? Mi prendi in giro?- proruppe Debbie - A che gioco state giocando? Fate parte di una setta? Cos'è questa una goliardata, dove alla fine ci si dovrebbe fare una risata? - Continuò furiosa e spaventata. Ormai le sembrava impossibile che non fossero tutte macchinazioni organizzate ad arte e che per loro sfortuna c'erano finite in mezzo.
- Calma – fecero Nick e Gelsy contemporaneamente, prima di guardarsi... un po' troppo.
- Su dai Debbie - continuò Gelsy - questa non è stata una notte come le altre, ho letto un libro in cui si parlava di una cosa simile... potrebbe essere suggestione collettiva... -
- Sarà... - fecero in coro le altre due.
A quel punto ci voleva qualcosa per distoglierle, meglio riaccendere il fuoco e continuare a chiacchierare come prima, almeno finché non avesse fatto giorno.
Solo che Namir, di riflesso e senza pensarci, lo accese semplicemente schioccando le dita.
Quello non poteva essere un gioco, uno scherzo o un artificio di qualche natura, pensarono le ragazze simultaneamente.
Il fuoco un attimo proprio non c'era, e subito dopo scoppiettava rumoroso.
- Mi spieghi che diamine sta succedendo qui? - sibilò Debbie avventandosi contro Namir.
- Ferma! - le gridò Gelsy cercando di raggiungerla e trattenerla in qualche modo, ma inciampò nella cassa e sarebbe caduta a faccia in giù, se Nick, senza neppure rifletterci, non avesse usato la telecinesi per rimetterla tranquillamente seduta sul divano, beh forse tranquilli non lo erano, nessuno dei due.
Lo guardò di nuovo, cercando di capire, di dare un senso anche alla sicurezza che provava al suo solo contatto.
Ma... cosa siete? Perché ci volete fare del male....Narcan? Pensò Nina raggelata dalle scene di poco prima.
- Non ti farei del male nemmeno se fossi costretto! - Nina lo guardò e realizzò che per tutta la sera quell'uomo, o....quello che era, non aveva fatto altro che rispondere alle mute domande della sua mente.
In pochi minuti quella stanza era diventata una specie di buco nero che risucchiava nel suo interno denso le paure di ognuno.
La forza di attrazione era tale che tutti, seppur per motivi diversi, ne erano attratti, respinti e avvinti. Il respiro, condensandosi in nuvole opache, li ricopriva come un velo deformante e, come un requiem, era l'unico rumore percepibile. Terrore, dubbio e sconcerto... ma un'unica, comune, certezza. Quella notte, quella strana, magica, terribile notte, era tutt'altro che finita...


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