Pipì nel catino, tintinnii fluidi sulla bacinella di ghisa, una tisana all'erba iva, amara come una radice che gli addolcisco con un po' di miele.
Gli infilo i calzettoni di lana ruvida....si lamenta che punge....gli massaggio i piedini, un po di cera d'api sul viso che ha le guance ruvide e arrossate dal gelo e ora via sul materasso di foglie.
La luce è scesa presto, è ora di rintanarsi tutti insieme nel giaciglio freddo.
Tra le coperte e il grezzo giaciglio vi ho messo lo scaldino con le braci della stufa.
Lascio andare il camino e aggiungo acqua al paiolo, domani la userò.
Chiudo di corsa la gallina nel pertugio, non voglio che la faina riesca ad entrare.
Mi adagio nel letto con il mio piccolo Tinetto, vuole che gli racconti del suo papà.
Il papà è andato lontano dall'altra parte del mondo, chissà se è arrivato, sono due mesi che è partito e ogni sera prego il signore che sia sano e salvo, che trovi un giaciglio caldo, che quegli uomini gli forniscano lavoro e torni a casa ricco, così potremo ricomprare la mucca.
"Il papà" gli dico "sta guardando la nostra stessa luna e di giorno si scalda sotto la luce dello stesso sole e ogni volta pensa a te Tinetto."
"Ora dormi, agnellino, sono sicura che domani arriverà il postino anche per noi!"