Notte scorsa, ore 0,50. Zero gradi centigradi.

Creato il 05 dicembre 2010 da Cittasottile

Stanotte, h 0,50 e zero gradi, nel tragitto tra casa di amici e l’auto parcheggiata vicino, notiamo una forma umana muoversi, sdraiata per terra, tra i bidoni dell’immondizia e un portone. Ci avviciniamo, ci chiede un po’ di tè caldo. È straniero dell’Est, ubriaco, fuma una sigaretta per scaldarsi, ha un giubbotto e una coperta, steso sul nudo asfalto del marciapiede.

“Se sta lì tutta la notte in quello stato, ci resta”, ci diciamo. Gigi prova a chiamare il 118: “C’è una persona al freddo, steso per terra, ha bisogno di aiuto”. “Ferito? Perde sangue?”. “No, ma se rimane lì ci resta”. “Vuole l’ambulanza?”. Glielo chiediamo. “No, voglio un tè caldo”. “Guardi che non conta che non la voglia, è ubriaco…”. “Se non vuole il soccorso, noi non possiamo costringerlo a salire sull’ambulanza”.

Proviamo con il 113. “La città è piena di gente che dorme all’addiaccio, che cosa possiamo fare?”. “Magari potete convincerlo a farsi ricoverare”. “Se c’è una pattuglia disponibile, la inviamo”. Attendiamo dieci minuti. Gigi decide di andare in ospedale a farsi dare una tazza di tè caldo. Ha il cuore decisionista. Torna cinque minuti dopo: lo ha trovato. “Grazie, siete angeli. Non c’è un dio, ma voi siete dio”. Proprio ubriaco. Nessuno si fa vedere. Chiamiamo l’892424. Ci danno il numero di Bartolomeo&C. “Chiami il cellulare che le detto”, rispondono. È la persona di turno dell’associazione. “I ricoveri sono tutti chiusi, restano aperti solo fino all’una. Non sappiamo dove portarlo”. “Ma è senza riparo, fa un freddo porco. Lo lasciamo lì?”, rispondiamo. “Mi dia l’indirizzo, ma a quest’ora non si può fare granché. Richiami il 118, ci proviamo anche noi”. Il mio amico, al telefono, ha la faccia rassegnata. Riproviamo con il 118. Dialogo fotocopia del precedente. Lasciamo perdere? Anna si ricorda che abbiamo una coperta di pile nel bagagliaio. La prendo e gliela porto. Mi ringrazia ancora. Se la avvolge attorno alle gambe e si risdraia per terra. Tutto sommato, ha una bella pellaccia. Raggiungo l’auto, ci guardiamo tutti negli occhi. Sono le due, nessuno si fa vivo. Sono passate altre persone, ma tirano dritto. Rassegnati, saliamo in auto e ce ne andiamo. Passando, vedo la sua faccia china sull’asfalto, dietro i bidoni. All’indifferenza, lui ci ha fatto il callo. Fuma un’altra sigaretta. La città della solidarietà era troppo fredda d’inverno, stanotte.



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