Novecento.

Creato il 24 marzo 2011 da Evaluna
Novecento è un monologo, o meglio, "un testo che sta in bilico tra una vera messa in scena e un racconto da leggere ad alta voce". Forse è grazie anche alla retrostante "teatralità" del testo che Novecento risulta essere ad oggi, a detta di molti, non solo mia, l'opera più interessante e sicuramente più riuscita di Baricco. Infatti sulle lunghe distanze lo scrittore torinese non convince, non riesce a dosare il fiato per lo sprint finale e finisce per gigioneggiare in pista anzichè correre. L'impianto romanzesco non è adatto al suo stile arzigogolato, dalle lunghe tirate, ghirigori impossibili che sfiorano la perissologia. Un romanzo ha bisogno di cure, di attenzioni, invece Baricco sembra perso in altri mondi, staccati dalla vera trama. L'indigestione "baricchiana",per quanto mi riguarda, è dovuta principalmente a questo eccesso di "fatalismo", di già bello e prento (o cotto e magiato,direbbe qualcuno), come se le cose potessero andare solo in un verso, come se i personaggi non fossero altro che marionette.All'ombra dei suoi romanzi vi è sempre la minaccia del mancato  coinvolgimento, dello scarso realismo e sostanzialmente la paura è quella di scadere nella pura retorica, nel senso peggiore del termine. Questo non mi ha impedito di continuare a godermi le sue storie che, grazie alla fantasia sfrenata dell'autore, alla partenza, sono date per vincenti, ma all'improvviso si perdono in volute misteriose e fatali, per poi non arrivare mai al traguardo (il mio, di lettrice,quanto meno). Al contrario, la brevità di questo delizioso libello, consente allo scrittore di muoversi con disinvolutra e il fatalismo, tanto condannato precedentemente, si adatta a pennello alla storia dalle tinte magiche e fantastiche. Novecento è il misterioso "pianista sull'oceano", un bambino venuto da chissà dove e adottato dalla nave, il Virginian, che rassomiglia al monumentale Titanic (anche a detta dell'autore), da cui non è mai sceso e mai ne scenderà perchè troppo grande è il mondo e troppa è la paura di un uomo, orfano due volte, assiduo lettore di melodie (ma non quelle negli spariti,no, quelle delle persone), il miglior pianista mai esistito, genio di una musica che non esiste, suonatore di note impossibili, Piccolo Principe un po' cresciuto. Una storia originale e commovente, impregnata di poesia e delicata bellezza. Le migliori qualità di Baricco racchiuse in un piccolo romanzo che coinvolge e incanta.P.S. Dal libro è stato tratto il kolossal (noto soprattutto per le musiche di Morricone) "La leggenda del pianista sull'oceano" di Tornatore del 1998 con Tim Roth.
 

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