2 giugno 2013 Lascia un commento
"Novecento" e’ un titolo forse ingannevole dal momento in cui l’esposizione concentra lo sguardo tra gli anni ’20 e ’40 quindi ben al di la’ dal fornire una panoramica completa del secolo scorso ma il nome e’ da intendersi nella definizione che ne diede Massimo Bontempelli sulla rivista "900" ovvero "Il Novecento non comincia che un poco dopo la guerra.". Non solo pero’, c’e’ in realta’ anche altro.
Lungi dal voler rappresentare esclusivamente l’arte legata al ventennio fascista, per quanto viene da se’ che essendo quelli gli anni, vi sia sovente una sovrapposizione col regime e ai dettami della sua estetica, i curatori con grande saggezza, ne approfittano per esporre da un lato un serie di
La pittura la fa da da padrona e’ ovvio ma di questi vent’anni si e’ voluto esporre uno stile che ha abbracciato tutte le arti e la vita quotidiana quindi non mancano poster pubblicitari, sculture, oggetti d’arredamento, mobili finanche abiti e scarpe alla moda.
I grandi ci sono tutti, futuristi e non, persino un Picasso.
Che piaccia o meno il ventennio fascista fu per l’Italia un’occasione importante per guadagnare prestigio in campo internazionale e ben vi riusci’ con quel ritorno all’ordine che pretese di restituire una gloria perduta attraverso un ritorno al classico. Cio’ avvenne col recupero di stile e tecnica quattrocentesca che non dimentica gli anni appena trascorsi dell’avanguardia futurista ma soprattutto non ignora gli emergenti problemi sociali, esistenziali e introspezioni psicologiche che il teatro e la letteratura introducevano in quegli anni, Pirandello e Moravia per fare due nomi.
Il rapporto col fascismo come si e’ detto ma anche la sua evoluzione passata attraverso l’occhio concettuale del primo futurismo di Balla, Crali, Depero e Dottori, passando per il ritorno al classico di Sironi, Funi, Campigli e Carrà sino alle perplessita’ premonitrici di una societa’ sempre piu’ decadente e complessa di Guttuso, Sofianopulo e Maccari.
Col potere Mussolini si trasforma da uomo a condottiero, sino divenire figura epica e ultraumana, idealizzato esso stesso in concetto nell’importante passaggio sintetizzabile da Duce a DUX.
Nel frattempo l’ideologia penetra in ogni aspetto della societa’ e il vigore dell’Impero si trasmette all’architettura come alla pubblicita’, nuovi eroi si forgiano nella forza lavoro e nella tecnica e in cio’ l’origine socialista del fascismo si fa palese.
La classicita’ romana e’ iconografica e ideologica nell’organizzazione sociale e nell’esaltazione di antichi valori quale la cura del corpo attraverso lo sport e l’attivita’ fisica e per le donne saranno inventate nuove mode, innestando quel circolo virtuoso che tutt’oggi fa eccellere l’Italia nel mondo, senza per questo esautorarla dal ruolo fondamentale di madre e moglie.
Il ritorno all’ordine prima come stile, poi come concetto per gli artisti, i tecnici ed infine per le masse che dal ventennio ebbero anche indiscutibili vantaggi, verita’ e bellezza seppellite dalla propaganda dei vincitori, assieme a grandi artisti che solo mostre come questa riescono a mostrare finalmente al grande pubblico.
Avrei voluto andare prima per consigliare quante piu’ persone a visitare la mostra ma c’e’ ancora tempo per non perdere la possibilita’ di visitare la grande mostra di una nazione, la nostra Italia, che cosi’ tanto ha dato e tanto puo’ ancora dare.