Magazine Cultura

Novecento – Una nuova emozione grazie a Corrado D’Elia

Creato il 29 settembre 2014 da Nicola933
di Silvia Azzaroli Novecento – Una nuova emozione grazie a Corrado D’Elia - 29 settembre 2014

novecentoDi Silvia Azzaroli. Si può provare una nuova emozione di fronte ad una storia che si conosce a memoria? Ho letto svariate volte il monologo di Alessandro Baricco e ho visto altrettante volte il film di Giuseppe Tornatore, ma, lo confesso con un po’ di vergogna, non avevo mai assistito allo spettacolo teatrale. Ho temuto, lo ammetto, che mi sarei annoiata, ma quando decido di vedere qualcosa sgombro sempre la mia mente e cerco di lasciarmi andare. Conosco Corrado D’Elia di fama e poter assistere a Novecento diretto ed interpretato da lui al Teatro Libero di Milano per me è stato un autentico privilegio. Mi sono sentita travolgere lentamente dalle sue parole, dai suoi gesti e dalla sua passione autentica per la recitazione e per i personaggi che stava interpretando.

novecento
La storia è narrata dal punto di vista del trombettista Tooney, migliore amico di Novecento, che con lui ha vissuto sei anni sul Virginian e ci porta in un mondo lontano, eppure vicino. Su questa nave che si viaggia di continuo tra Europa e America, avanti e indietro, dove viene lasciato un bambino, un bambino speciale, Danny Boodman T.D.  Lemon Novecento, geniale, anti-conformista, che affronta tutto alla sua maniera e sa suonare il piano in maniera divina, riesce in ombra persino Ferdinand “Jelly Roll” Morton, colui che ha “inventato il jazz”. Cresciuto con il padre adottivo Danny Boodman per i primi otto anni della sua vita e poi dall’equipaggio che lo considera una cosa sua, Novecento apprende in fretta, ha una filosofia tutta sua. E noi la sentiamo, la viviamo attraverso il volto appassionato di D’Elia. Egli ci prende per mano, ci fa sentire l’odore dell’oceano, ci fa udire la musica su cui ballava la gente e ci fa percepire, fino nelle ossa, che “se balli non puoi morire”.

Il teatro è una forma d’arte così particolare, così unica da creare un legame sottile e indissolubile tra spettatori e attori. Non c’è niente di paragonabile. E parlo da amante appassionata del cinema. Ma il teatro ha qualcosa in più. Sembrava proprio che Novecento parlasse a noi, suonasse per noi, vivesse per noi. Vivo, vero, così dannatamente reale più del reale.

novecento2

E lo stesso vale per Tooney, per il capitano della nave, incapace di andare oltre il regolamento e il direttore di orchestra così totalmente inetto alla musica da non capire di avere di fronte un genio e che le note normali non vanno bene per i geni.

La storia di Novecento è una favola agrodolce, dal finale straziante, durante il quale, insieme al suo amico trombettista, cerchiamo di portare giù dal Virginian, ormai pieno di dinamite, questo uomo tanto speciale e tanto fragile.

Lui dice che non è potuto scendere perché “La Terra è una nave troppo grande, è una donna troppo bella, è una musica che non so suonare.”

E’ la malattia dei geni la sua? Il sentirsi inadatto al mondo, alla vita, alla realizzazioni dei desideri.

Eppure Novecento aveva così tanto dentro, così tanto.

Mi sono sentita di nuovo gelata, impotente e triste. Immensamente triste per la sua fine.

Avrei voluto trascinarlo via.

novecento3

E quella frase finale del monologo: “Stavolta è finita.” lascia addosso un’amarezza senza fine.

Forse è anche questo ciò rende realistico Novecento. La vita non va sempre come vorresti.

Eppure, alla fine, avevo solo voglia di sentire da capo la storia di questo grande pazzo geniale musicista inabile alla vita.

Grazie per le emozioni che mi hai regalato Corrado D’Elia.

Il teatro deve essere soprattutto questo.

Post Scriptum: purtroppo la visione è stata interrotta dal trillare di un cellulare. Sarebbe stato molto bello poter sentire Novecento dire al maleducato spettatore: “In c..o il cellulare!”


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :