Novembre, il mese dei Festival Cinematografici a Roma: dal MedFilmFestival all’AsiaticaFilmMediale, all’IrishFilmFesta

Creato il 01 dicembre 2010 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

L’offerta autunnale di festival cinematografici ha lasciato al folto pubblico romano di appassionati cinefili soltanto l’imbarazzo della scelta, proponendo contesti, titoli ed opere davvero interessanti, con sguardi angolari da mondi per nulla scontati. In particolare nel mese di novembre, dopo la chiusura del Festival del Film di Roma, si sono avvicendate nella Capitale un turbinio di proposte festivaliere, in alcuni casi con programmazioni coincidenti nei giorni e nelle ore (e dire che l’anno è tanto lungo!), o tali da consentire ai frequentatori cinéphiles giusto il tempo di correre da una sala all’altra, spesso da un quartiere all’altro, per non perdere chicche di prim’ordine, tutte free entrance.

Primo in ordine di apparizione è stato il Med Film Festival, alla sua XVI edizione, che ha trasferito le proiezioni alla Casa del Cinema (troppo piccola per contenere il pubblico) e si è distinto quest’anno per una scelta di film/paesi ancor più oculata e lungimirante del solito – sempre legata all’area del Mediterraneo – presentando (su 100 film di oltre 50 paesi) opere talvolta difficili ed impegnate in anteprima, perché prive di distribuzione in Italia: è il caso di “Bal” (film di apertura del Med) ultimo anello della trilogia del regista turco Semih Kaplanoglu ed Orso d’Oro al Festival di Berlino, acquistato in 42 paesi, ma ancora non distribuito in Italia. Altro film splendido e commovente che difficilmente vedremo nelle sale italiane per i temi trattati, è “Korkoro” (Freedom), vincitore al Med di una Menzione Speciale, diretto dal regista Tony Gatlif, algerino di origine gitano-andalusa, racconto della tragedia della popolazione Rom durante le persecuzioni naziste, “un inno alla vita, alla fantasia, alla musica e all’anima di un popolo”. Fra gli altri film premiati: “Min dît” (The Children of Diyarbakir, Turchia/Germania) di Miraz Bezar, storia di due bambini Kurdi costretti a vivere in strada dopo l’assassinio dei genitori da parte delle Forze di Sicurezza dello Stato, ha ricevuto il Premio Amore e Psiche; “Balle perdue” (Stray Bullet) di Georges Hachem, pellicola libanese (quest’anno il Libano era ospite d’onore con numerosi film in programma), storia minimalista, intima e discreta sul conflitto territoriale, è risultata vincitrice del Premio Espressione Artistica ed “Akadimia Platonos” (Plato’s Academy, Grecia/Germania) di Filippos Tsitos, già presente alle giornate degli autori a Venezia, in corsa per il Premio per il Cinema del Parlamento Europeo, film sul tema del pregiudizio e del razzismo e sulle “sottili dinamiche psicologiche all’interno delle nostre società multietniche”, si è aggiudicato il Premio del Concorso Ufficiale.

Quasi in contemporanea al Med ha preso il via l’“Asiatica Film Mediale: incontri con il cinema asiatico”, alla sua undicesima edizione, con proiezioni divise fra Cinema Capranica (sede storica del Festival) e Tempio di Adriano, location dove è stata allestita anche una rarissima mostra di manifesti cinematografici originali della Rivoluzione Culturale Cinese. Oltre al Focus dedicato al cinema di Taiwan con l’omaggio al grande regista taiwanese Tsai Ming Liang, sono state presentate opere provenienti dal cinema indipendente di Cina, India, Giappone, Cambogia, Corea, Filippine, Malaysia, Singapore, Hong Kong, Thailandia, Vietnam, ed una selezione di opere dall’Afghanistan e dall’Iran. Una particolare attenzione è stata data alla cinematografia della Cina, a cominciare dal film di apertura “Confucius” di Fei Mu (1940), proseguendo con una scelta di film realizzati durante la rivoluzione culturale (1966-1976), come “Breaking with old ideas” (Rottura, 1975) di Li Wenhua e “The red detachment of woman” (Il distaccamento rosso femminile, 1971) di Pan Wenzhan e Fu Jie, fino al bellissimo docu-film proiettato a chiusura della rassegna in anteprima italiana (distribuito da Atlantide), “I wish I knew”, di Jia Zhang-Ke, una riflessione sulla storia cinese realizzata attraverso 18 interviste a persone che raccontano altrettante, incredibili storie vere, vissute nella città di Shangai tra il 1930 ed il 2010. Il Premio per il Miglior Lungometraggio è stato attribuito al film indiano “Riding the stallion of dream”, del regista Girish Kasaravalli, per la storia ironica e ricca di umanità di un becchino chiaroveggente, tra superstizione e tradizione; il Premio per il Miglior Documentario è andato ex-aequo a “1001 Iran” della giovane regista Firouzeh Khosrovani, che raccoglie le opinioni e l’immaginario degli italiani sull’Iran, ed a “War & Love in Kabul”, della tedesca Helga Reidemeister, racconto di una passione impossibile in Afghanistan, un paese quasi sconosciuto. Fra i cortometraggi sui diritti umani, è stato presentato anche “The Accordion” (La fisarmonica), ultimo lavoro di Jafar Panahi, il grande regista iraniano più volte perseguitato in patria per le sue opere, una metafora sull’umanità in evoluzione che racchiude l’universo poetico del regista. “Produrre questa manifestazione diventa ogni anno più difficile – ha commentato in chiusura il direttore artistico Italo Spinelli, regista fra l’altro del film “Gangor”, presentato al Festival del Film di Roma – anche per il clima culturale che ci circonda, ma teniamo duro perché abbiamo visto come l’andare oltre i confini, l’attraversarli con passione e volontà, ci arricchisca e rappresenti per il nostro Paese una possibilità unica in un periodo non facile”.

Infine, last but not least, un giovane Festival (alla sua IV edizione) sulla cinematografia di un paese molto amato dagli italiani, l’Irlanda. Si è appena conclusa infatti la IrishFilmFesta presso la Casa del Cinema, che ha presentato titoli ed autori di tutto rispetto. Dopo l’apertura con l’originale documentario “His and Hers” di Ken Wardrop, vincitore del Cinematography Award al Sundance Film Festival, incentrato sul rapporto di 70 donne di ogni età con gli uomini della propria vita, è stata offerta al pubblico una selezione di bei lungometraggi, non solo di ambito politico e sociale, fra i quali ricordiamo in particolare: due film del grande regista irlandese Neil Jordan, “Angel” (1982), il suo film d’esordio, storia di un mite sassofonista che si trasforma in angelo sterminatore, e “Ondine” (2009), sua ultima fatica, storia d’amore e magia, interpretata da Colin Farrell; il film “Five Minutes of Heaven”, di Oliver Hirschbiegel, il regista tedesco de “La caduta” (il controverso film sugli ultimi giorni di Hitler), qui autore del racconto (ispirato a fatti realmente accaduti) di un ex-militante dell’Ulster Volunteer Force e del fratello di un ragazzo da lui ucciso, con protagonisti due pesi massimi del cinema irlandese, Liam Neeson e Jasmes Nesbitt. Infine, per la prima volta, l’IrishFilmFesta ha proposto anche un cartoon “The Secret of Kells”, che ha ottenuto grande successo presso la stampa d’Oltreoceano, ispirato nei raffinati disegni (in 2D) ai codici miniati dell’Alto Medioevo ed ambientato in un’abbazia minacciata da un’invasione vichinga.

Elisabetta Colla


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