Da vedere
Bright Star di Jane Champion con Abbie Cornish, Ben Whishaw *** Una storia d’amore è un gorgheggio a due voci, tanto imperfetto quanto soave. Così è per il poeta romantico John Keats e Fanny Brawne. Quale dolcezza/ quale delicatezza nella loro/ storia d’amore. Quale poesia!
Diary Of The Dead – Le cronache dei morti viventi di George A. Romero **1/2 Il quinto capitolo della saga degli Zombie – ideata nel 1968 con La notte dei morti viventi – si inserisce nel filone delle opere post 11 settembre. Più precisamente è una allegoria dell’informazione in tempo di catastrofe: il cittadino diventa reporter e si cura solo di immettere in rete informazioni sempre più recenti e sempre più scioccanti per fare contatti. La telecamera del protagonista, quindi, non si ferma davanti a niente. Sta sempre a guardare per non perdere la possibilità di immortalare un’esclusiva, uno scoop. Gli strumenti per documentare la realtà sono i più disparati: telecamere professionali, piccole digitali, telefoni cellulari, circuiti di sorveglianza, videocamere integrate a portatili, ecc. Non tutti i supporti per la riproduzione delle immagini resistono però all’impatto dei morti viventi. Le televisioni sono le prime a saltare, mentre internet diventa un macabro contenitore di raccapriccianti documenti. Nonostante questo, il reporter sente l’esigenza di dover raccontare, a tutti i costi. Anche a costo di non intervenire e di vedere gli amici morire sotto l’occhio della sua telecamera. Romero si chiede e ci chiede: ha più umanità l’uomo o lo zombie?
Bocciato
Giustizia privata di F. Gary Gray con Gerard Butler e Jamie Foxx ** Solitamente le buone opere si caratterizzano per avere un inizio, uno svolgimento e una fine. Questa ha solo il primo e l’ultima (inizio: ca. 1h e 15min di aspettative; fine: ca. 20min di delusione). Dello svolgimento non c’è traccia. E dire che il film di Gary Gray parte nel migliore dei modi, parlando di un marito e padre che si vuole vendicare non solo di coloro che lo hanno reso un uomo solo e disperato, ma anche di quelli che non gli hanno assicurato giustizia. Dopo dieci anni di silenzio, Clyde Sheldon (Gerard Butler) comincia a lasciare dietro di sé una lunga scia di delitti dettati dalla voglia di farsi giustizia da solo. Qualcosa però non torna al procuratore Nick Rice (Jamie Foxx): come fa un uomo solo, per di più carcerato, a controllare i suoi bersagli e ad ucciderli senza sbagliare un colpo? Lo spettatore, arrivati a questo punto, è legittimato ad immaginarsi qualsiasi cosa. Il problema è che la sua immaginazione supererà di gran lunga quella di sceneggiatori e regista! Semplicemente, Sheldon si serve di un tunnel per uscire e rientrare quando vuole dalla cella d’isolamento. Pensate che vi abbia svelato il coup de theatre del film? Sì, l’ho fatto. Peccato che è un colpo di scena che, nella sostanza, rovina tutta la prima parte del film. Perché il resto si rovina da solo.