Il Dr Kruger crea un ospedale in cui assistere i suicidi. La sua clinica raccoglie un gruppo di strani personaggi che se la dovranno vedere con le ire della popolazione circostante. Buone le premesse per il film che è stato osannato allo scorso Festival del Cinema di Roma. Effettivamente quest’opera ha ottimi punti di forza. In primis un bianco e nero impeccabile che non ti lascia staccare gli occhi dallo schermo nemmeno per un minuto. Secondo: la storia è intrigante e morbosa al punto giusto. Quello che però lascia perplessi è il fatto che il regista e gli sceneggiatori abbiano a volte trattato il delicato tema del suicidio in modo fin troppo spregiudicato. Sicuramente si obbietterà che questo è un film grottesco. Senza ombra di dubbio. Ma vedere una ragazzina aspirante suicida (perché affetta da una gravissima malattia) essere vittima di un tentativo d’abuso da parte di un altro paziente sconfina sicuramente nel cattivo gusto. Soprattutto se si conta che, nello svolgimento della storia, ci sono trovate tragicomiche riuscite e appropriate al tema. Meriti e colpe di Bouli Lanners? (Non so se avete presente Louise Michel. Spero per voi di no).
di Jean-Pierre Jeunet
con Danny Boon, André Dussolier, Nicolas Marié
Commedia, 105 min. Francia, 2009
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A metà tra Il favoloso mondo di Amélie (per la tecnica) e Slevin – Patto criminale (per la storia), l’opera di Jeunet fila liscia come l’olio senza intoppi o incidenti di percorso. Certo, il miele scorre a fiumi, ma fa sempre bene vedere due trafficanti d’armi che vengono messi alle strette da un uomo caduto in disgrazia a causa loro. Per rilassarsi e veder trionfare i buoni sentimenti.