Le atmosfere sono quelle de Il segreto dei suoi occhi, ovvero braghe a zampa e camicie dagli alti collettoni. Del resto siamo negli anni Settanta, più precisamente nel 1973, anno in cui il Cile (Cile vivo, viva Cile!) fu il teatro di un colpo di Stato da parte dell’esercito. Ancora una volta un film che ci presenta la guerra civile come metafora. Il tema è lo stesso, ma cambia il modo di raccontarlo.
Clint, Clint, Clint (scuotendo la testa) ma cosa mi combini? Ok che dopo Gran Torino la tua parabola non avrebbe potuto che essere discendente, ma ora rischi di trovare il petrolio. Invictus era un film discreto. Hereafter peggiora il trend, perché ha la presunzione di parlare di cosa c’è dopo la morte (sempre che ci sia qualcosa, l’interrogativo rimane aperto) attraverso tre storie inizialmente parallele e infine tangenti. Tre vicende retoriche, troppo retoriche. Ma la colpa più grave di tutte è quella di aver ispirato a Roberto Giacobbo (avete presente la trasmissione Voyager di Rai2?) Aldilà, la sua ultima, inutile, fatica letteraria.
Praticamente l’altra tavola del dittico tutto dedicato alla vita dei gangster all’italiana. Il livello però non è quello di Romanzo criminale. Qui ci sono troppi luoghi comuni, la musica è invadente, quasi insopportabile. Senza contare una sceneggiatura scarsa e prevedibile. Poi, come se non bastasse, Placido cerca di farci vedere Vallanzasca per quello che non è: una rockstar del crimine. Dimenticandosi una cosa fondamentale: Vallanzasca non è ancora morto soffocato dal suo vomito o consumato dall'eroina. Dettaglio rilevante.