#Novità Newton Compton

Creato il 28 ottobre 2015 da Sherzade90 @SogniMarzapane


Perché sempre più persone diventano vegane? Quella del veganismo è una moda passeggera o il frutto di una consapevolezza profonda che implica un cambio di stile di vita? Mentre arriva dall’OMS l’allarme checonsumare salumi, insaccati e ogni genere di carne lavorata – e probabilmente anche mangiare carne rossa - può causare il cancro, un libro spiega perché il veganismo non è, come si pensa, una forma di estremismo alimentare.

In questi ultimi anni il dibattito imperversa sui media e sui social, e mentre c’è chi cerca di demonizzare la dieta vegetale, le fila di chi ha a cuore gli animali, il futuro del pianeta e la propria salute si ingrossano in modo esponenziale. Medici e nutrizionisti si affrontano a colpi di studi scientifici, il popolo del web si scontra con toni accesi, e intanto le aziende si organizzano per attrarre quella che non è più una nicchia di mercato, ristoranti e bar si attrezzano per venire incontro alle richieste, sempre maggiori, di chi ha intrapreso una scelta di vita. Ma allora perché il vegano viene considerato come un hippie, un estremista appartenente a una setta e, nel migliore dei casi, l’amico pesante che è meglio non invitare a cena? Tra riflessioni, informazioni e curiosità, un libro agile per saperne di più sul mondo dei vegani e una filosofia di vita che potrebbe cambiare la sorte di milioni di esseri viventi e del nostro pianeta.
• Vegetariani e vegani: quasi 5 milioni di italiani hanno già deciso
• Cosa mangia, come si veste e come vive un vegano?
• Quali sono le ragioni del veganismo?
• L’antispecismo e i movimenti per i diritti degli animali
• la dieta vegana: pregiudizi e verità scientifiche
• l’allevamento intensivo: quando l’industria rompe il patto con la natura
Martina Donati Lavora nell’editoria da vent’anni, vive a Firenze con suo figlio Nilo di undici anni, vegano. Aderisce al pensiero antispecista e ha uno stile di vita il più possibile cruelty free.

La Capitale disonesta, dalla Banda della Magliana alle speculazioni edilizie. Corruzioni, appalti truccati, sprechi di denaro e racket: tutto il malaffare della capitale. Sessant’anni di scandali dagli anni Cinquanta alle dimissioni del sindaco Marino.
Il malaffare, a Roma, non nasce certo con Mafia Capitale. Corruzione, collusione, appalti truccati, sprechi enormi di denaro e racket non sono fenomeni recenti. Dal dopoguerra in poi, infatti, si sono avvicendati governi e partiti, amministrazioni nazionali e locali, sigle e nomi, ma non sembra essere mai cambiato il modo in cui politica e criminalità si sono intrecciati: dal caso Montesi, che fece tremare la Democrazia Cristiana, fino a quelli più recenti, clientelismo e malaffare paiono ormai essere diventati una costante della storia capitolina. E se nell’Urbe tanti criminali hanno trovato terreno fertile per le loro attività, come i personaggi della Banda della Magliana, anche nel campo dell’edilizia – degli appalti pubblici e delle grandi opere – non sono mancati esempi macroscopici di speculazione: mentre Roma cresceva a dismisura, è mancato un vero governo del territorio, e quello che oggi resta dell’enorme espansione della capitale molto spesso è solo abusivismo condonato. Per non parlare poi degli ultimi scandali, amplificati dai media e dalle condivisioni social: un “museo degli orrori” che sembra arricchirsi giorno dopo giorno, come se la Città Eterna si fosse trasformata nella città più degradata del mondo. Martina Bernardini Nata a Roma, sta conseguendo la laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Roma Tre. Da alcuni anni collabora con testate online locali capitoline, tra le quali «Il Quotidiano del Lazio», «Romait» e «Urlo» in qualità di redattrice e cronista. Roma. La fabbrica degli scandali è il suo primo libro.

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