Però di storica memoria c’è altro, oltre al cavallo di Troia. E non tiro in ballo i casi terribili di pedofilia in seno alla Chiesa. Penso solo a tutte le solitudini, ai rapporti saltati, agli amori precari, ai bambini abbandonati, al disagio umano e sociale, al disastro economico.
Ma davvero le nozze gay possono attentare a un (finto) equilibrio, fare paura, rompere chissà quali certezze culturali o assestare un insostenibile colpo all’ordine costituito?
Questione ideale o di costi, mi chiedo anche.
La famiglia evocata da Bagnasco, fondata su una relazione eterosessuale, se c’è regge a tutto, anche alle nozze gay. Questo è il punto.
Negare l’evidenza non muta mai la realtà e questo dovremmo ricordarlo sempre, a proposito di tutto. Se c’è un caso in cui ‘legalizzare’ ha praticamente impatto zero sulla verità è proprio quello delle coppie gay. Allora il problema è che potrebbero essere benedette o che avranno diritti, richieste, aspettative? I numeri direi che non dovrebbero cambiare. Sentimenti, sacramenti, diritti, richieste, aspettative dovrebbero essere –in uno Stato civile e, io aggiungo, a maggior ragione non del tutto laico- delle persone. Che siano single, accoppiati, indecisi, etero o omosessuali. O no?
Irene Spagnuolo
11 novembre 2014 - Autore: Irene Spagnuolo