Le tecnologie più attuali per la diffusione di un tranquillo medioevo di consumo voyeristico. Eppure a sentire le interviste di lei e di lui c’è un insistenza quasi ossessiva sulla “normalità” . Normale lui, principe ed erede al trono con appannaggi stratosferici, palazzi in ogni dove, doveri sensibilmente meno impellenti di chi si deve guadagnare la vita, normale lei di famiglia milionaria, anche se di ricchezza piuttosto recente. Normali perché fanno le stesse cose di qualsiasi altra giovane coppia e in un certo periodo “andavano a fare la spesa al supermarket, cucinavano da soli, passavano le sere al pub o al cinema”. Mon Dieu.
Insomma i due sono molto vicini all’uomo della strada, a parte che non devono lavorare e i soli vestiti con cui vanno al supermercato costano quanto la spesa mensile di una famiglia media. Perché sono naturalmente indumenti casual quelli della spesa.
Lo so è un’ironia facile. Ma ciò che è interessante è la favola delle nozze reali che è tale perché sono diverse da quelle di tutti, entrano nell’immaginario del potere, in qualche perverso meccanismo adorativo. E poi invece questa continua recriminazione di normalità, necessaria per un meccanismo di identificazione senza il quale la fiaba farebbe emergere i fichi secchi che distribuisce ai più.
Come dire siamo belli, straricchi, senza un pensiero in testa, ma facciamo le stesse cose che fate voi: ammirateci perché valiamo più di voi, ma siamo banali come voi. E’ un qualcosa che si vede sempre più spesso in Occidente, anche se con forme molto diverse. Un capo di governo di un Paese dell’Europa meridionale per esempio, nonostante sia l’uomo più ricco della nazione, esibisce la sua normalità comportandosi come un pescivendolo.
Ora si può anche capire che la Gran Bretagna vada pazza per i suoi simboli, un po’ li sfrutti e un po’ li usi per evadere dalle ansie, che abbia bisogno di vedere carrozze e Rolls Royce, anche se ormai le fabbrica la Bmw, vicino Monaco. Però due miliardi di persone… il fatto che le nozze di un principe che sarà re chissà quando, che non avrà comunque poteri effettivi e sarà sul trono di una nazione già oggi ampiamente secondaria e domani certamente marginale, mi fa pensare che siamo davanti ai circenses che vengono distribuiti a un popolo inconsapevole e famelico di leggende come succedaneo di un pane sempre più nero e sempre più scarso.
E lo si legge anche abbastanza chiaramente da ciò che qui e là emerge. Tale Claudia Joseph, windsoderista a tempo pieno e biografa di Kate, si sofferma colma di sollecitudine sociale sulle umili origini della famiglia materna:
”Carole, la mamma di Kate, ha lavorato a lungo come hostess per la British Airways, ma discende da generazioni di minatori che facevano una vita miserabile nelle miniere di carbone della contea di Durham. Lavoravano dodici o quindici ore al giorno, senza ferie, senza paga se si ammalavano, senza compensazioni se morivano, in condizioni di estrema fatica e pericolo. E ora una loro erede diventerà un giorno regina”.
Si ma la condizione di lavoro dei minatori inglesi è così profondamente cambiata come la vita di Kate? Il lavoro con gli straordinari si avvicina in media alle dodici ore, le condizioni di pericolo ci sono sempre. Certo ci sono le ferie, anche se di fatto si riducono a ben poco per la necessità di sfruttare qualsiasi occasione di guadagno e ci sono le assicurazioni che tuttavia il minatore paga in parte. E Cameron vorrebbe eliminare la paga in casa di malattia non professionale. Fatti i conti, rispetto alle condizioni generali nell’ Inghilterra dell’ Ottocento, forse si potrebbe intravvedere un peggioramento relativo delle condizioni, piuttosto che un miglioramento.
Ma ciò che conta è che la biografa lancia un messaggio: i miglioramenti non sono sociali, sono individuali. Sgomitate per diventare regine o per sposare il figlio dei tycoon di turno. Sarà allora un caso che queste nozze stanno avvicendo oltre ai sudditi di sua maestà soprattutto gli americani che fanno riferimento ai tea party? O non è invece una ferrea logica della narrazione fiabesca?