Nuclear Boys, un estratto...

Creato il 20 giugno 2011 da Omar

[dopo attenta discussione con i boss della casa editrice, il titolare ha deciso di rinviare a data da destinarsi l'uscita del romanzo sui moti antinuclearisti degli anni '80, preferendo focalizzare gli sforzi su un lavoro nuovo, completamente diverso da quanto scritto sinora. Presto aggiornamenti su questo blog. Intanto ecco un assaggio di ciò che, per il momento, è stato accantonato: si chiama(va) Nuclear Boys, una storia sul genere Stand By Me - Ricordo di una estate, narrato interamente in soggettiva e con protagonista un ragazzino della Terronia più profonda...]
«Nel pomeriggio stiamo tutti dai Filotico.Mirco, per l’occasione, ha fatto un po’ di posto nel laboratorio suo e là dentro, sudando come turchi, ci prepariamo per la caccia al cagnaccio. Io e Marcello c’infiliamo dei cartoni coi buchi per la testa e per le mani, come antiche armature, solo un tantino meno pratiche. Marcello sfoggia pure due ginocchiere unte di quando faceva pallavolo. Pinuccio invece, visto che è un po’ più burzòne e della taglia sua scatole non ne abbiamo trovate, s’imbottisce la maglietta di fogli di giornali: - Almeno se mi zompa addosso dovrà buttare veleno, quel dannato, prima di riuscire ad azzannare un po’ di ciccia!Sapientone ha trovato tra le cianfrusaglie sue un vecchio casco da moto del padre e ha preparato per tutti delle lunghe mazze chiodate, capaci, secondo lui, di stendere a terra pure a Polifemo. Io, che lo dico a fare, c’ho indosso pure il mio elmetto di scalatore.- Ultimo avvistamento della bestia? - , chiede Marcello fiero come un cavaliere di Re Artù, e Pinuccio: - Due giorni fa quando ha sciuntàto mia mamma, no?- Appost’ -, ribatto io, - Diamoci da fare che il territorio da perlustrare è assai… E mi raccomando: state uniti!Dopo di che, goffi e sudaticci, ci dirigiamo in fila indiana verso l’incrocio di Lido Aquitrino, oltre il curvone, dove cominciamo a battere colle mazze in terra rovistando tra i cespugli e gridando di tanto in tanto all’aria MOSEEEEEEÈ mentre il sole da caldissimo si abbassa piano piano diventando un po’ più tiepido. A un certo punto, dopo che ormai abbiamo quasi battuto tutta la zona davanti al boschetto, Sapientone si blocca e fa: - Mi sa che ci tocca andare a scovarlo tra gli alberi! -, e tutti noialtri ci fermiamo a guardarci un po’ impauriti perché pure che l’avevamo immaginato speravamo di trovare quel dannato cane in poco tempo, senza per forza doverci spingere là in mezzo alla giungla, dove forse Pietro Lu Pacciu viveva come uno Yeti.- E ddo’ sta scritto? Magari Mosè se l’è filata giù al paese, a farsi fare un servizietto da qualche altra bestia della malora, o magari addirittura l’hanno investito sotto a un camion, gli venisse una cosa, gli venisse… -, protesta Marcello poco convinto, e noi restiamo a fissarlo senza dire una cacchio di parola.- Paura, vagnu’? -, chiedo infine io, e gli altri scrollano la capoccia mica tanto convinti. - E allora forza, meh! -, aggiungo incamminandomi, però le gambe, per un attimo soltanto, mancare le sento.Quando siamo sotto agli alberi il sole è ormai un ricordo e di gridare nessuno se la sconfinfera più. Battiamo il terreno colle nostre lance accompagnati solamente dai nostri passi nell’erba alta.Scrich-scrich-scrich.- Enri’ -, fa Marcello a voce bassa, - Ma che veramente ‘nsigna alla baracca degli ufi dobbiamo arrivare?.- Marce’, che ti devo dire? Noi a Mosé andiamo trovando… Quando lo becchiamo lo becchiamo! -, rispondo io tutto sgorbutico. Ché Marcello certe volte domande proprio cretine fa. Eppure quasi avrei voluto rispondergli di no, che non era proprio il caso, soprattutto visto che ormai le sette le avevamo superate e stava diventando sera.»

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