Secondo l’ex fondatore di Legambiente, oggi nuclearista convinto, la moratoria decisa dal governo italiano rappresenta solo una parentesi nel percorso che porterà l’Italia a costruire le proprie centrali nel giro di una decina d’anni. D’altronde, è stato lo stesso Presiedente del Consiglio ad affermare che la scelta di sospendere il piano nucleare è stata pressoché “imposta” dalla tragedia di Fukushima che avrebbe inevitabilmente condizionato l’esito del referendum di giugno. Per qualcuno, si è trattato di una “furbata” volta ad annullare l’effetto emotivo che i fatti giapponesi hanno prodotto. A parere di chi scrive è invece vero esattamente il contrario.
Chi ha davvero a cuore la sovranità popolare e non i propri interessi personali sa benissimo che una decisione presa sull’onda di un fatto straordinario rischia di stravolgere le vere intenzioni dell’opinione pubblica. L’esempio più eclatante che mi viene in mente è quello di votare un referendum sulla pena di morte all’indomani di un delitto particolarmente efferato, dove magari le vittime sono dei bambini: ebbene, non credete che i sostenitori della pena capitale risulterebbero la stragrande maggioranza?
Ma torniamo all’intervista a Chicco Testa. Un passaggio particolarmente significativo (a proposito di interessi particolari) è quello che riguarda le risorse energetiche alternative al nucleare. Lo riporto fedelmente: “Il futuro è del gas, del petrolio e del carbone: sono loro, finché il nucleare non riparte, i veri vincitori della partita. La verità è che tutti i profeti del Massachusetts Institute of Technology (Mit) e del Club di Roma che andavano a dire in giro che il petrolio stava finendo mentivano: ce n’è quanto ne vogliamo. Ci sono scorte almeno per 50 anni. In termini di approvvigionamento energetico, un’era geologica. Senza contare che, da un decennio, tutti gli anni si dice che resta petrolio per altri 50: quindi deve essere molto di più.”
E così, tra le tante verità taciute c’è anche questa. E fa effetto pensare che a rivelarla sia un dichiarato sostenitore del nucleare, che avrebbe invece tutto l’interesse a far passare il messaggio opposto presentando l’energia nucleare quasi come una “scelta obbligata”.
E invece no, a dimostrazione che la malafede sta da un’altra parte.
Dunque, pur tra mille difficoltà, il progetto nucleare italiano è ancora in piedi.
E quello che sta accadendo in questi giorni può essere ben riassunto da una famosa massima di Lenin “un passo indietro oggi per farne due in avanti domani”. Che è quello che spero tanto, per il domani di tutti.