Aperto nel XVII secolo, ospita circa 150 tombe sulle cui lapidi, sconnesse dal tempo e dai vari agenti atmosferici che ne fanno un luogo suggestivo e pieno di fascino, si sono appoggiate le ragazze tra i cui seni campeggiavano, tra l’altro, delle grandi croci.
Perché il fotografo ha scelto proprio questo posto? vi chiederete. Per far riflettere sullo stretto legame tra eros e thanatos? Per sdrammatizzare la morte e invitare a pensare all’oggi? Per buttarla in caciara e far parlare di sé? Niente di tutto questo.
Lo ha fatto, come ha spiegato lui stesso alla Gazeta Wyborcza, per attirare l’attenzione sullo stato di trascuratezza in cui versa il cimitero.
Il commento più appropriato mi sembra quello del direttore del Museo della Storia degli Ebrei Polacchi, Krzysztof Bielawski che ha dichiarato alla televisione locale: “Se proprio voleva fare qualcosa di utile per quel cimitero dimenticato e attirare l’attenzione delle autorità poteva organizzare un atto dimostrativo e ugualmente provocatorio: rimboccarsi le maniche e cominciare a dargli una pulita!”