“Così cominciava a sentirsi un po’ meno al sicuro, in quella sospensione; e via via che aumentava la consapevolezza, diminuiva la sua gratitudine, e quella sensazione lo trafiggeva intensamente, e d’improvviso, con una transazione illogica, scopriva di non essere più perfetto in quella di tenebre, ma di essere diventato qualcosa, un’identità, imperfetta e viva, in un miasmatico mondo di luce che iniziava a emergere dal vuoto.”
“Nulla, solo la notte” (Fazi Editore, febbraio 2014) è il romanzo d’esordio, scritto tra il 1942 e il 1945, durante il servizio militare in India e Birmania, all’interno del quale prosa e poesia, le due grandi passioni di Williams, si fondono facendone una storia d’altri tempi.
Arthur Maxley è un ventiquattrenne americano la cui vita si è accidentalmente fermata il giorno della scomparsa della madre. Il padre, da quel momento perennemente assente, come in fuga dalla sua vita passata, non è stato capace di seguire nella crescita quel figlio così apparentemente fragile e cagionevole. Ed Arthur porta avanti la sua esistenza con fatica e tedio nell’attesa che nulla di troppo eclatante possa sconvolgerlo.
La trama in sé è in fin dei conti piuttosto semplice ma durante la lettura si comprende che vi è molto più di questo. Vi è il disagio causato da un lutto e la conseguente ricerca di una risposta che forse non giungerà mai. Vi è la fatica di un ragazzo che non comprende come gestire la propria vita e che per questa ragione la conduce in modo superficiale, a tratti dissoluta nel tentativo di negare le regole della società e le imposizioni religiose.
Il suo è indiscutibilmente un dandismo inusuale, procurato da un trauma profondo e da un considerevole complesso di Edipo. Ma si sviluppa in modo quasi inconsapevole tramite le infinite riflessioni del protagonista, gli incontri con personaggi pseudo – romantici ed in particolare con una donna che rivela essere di nazionalità boema, patria di grande contraddizioni e culture. Non mancano inoltre le similitudini con “Il grande Gatsby” di Fitzgerald, scritto e pubblicato vent’anni prima circa.
Una storia fragile, breve, ma nonostante ciò trascinante e sognante fino all’epilogo crudele, feroce e spietato come la vita stessa, conseguenza dei comportamenti dell’ingenuo Arthur, come a segnare il passaggio ormai inevitabile dall’età della fanciullezza a quella della maturità.
Written by Rebecca Mais