Rassegna settimanale di numeri e dati notevoli che forse vi siete persi, selezionati durante le nostre letture su media, web e innovazione digitale
45 milioni
È il numero raggiunto (e superato) dalle pagine di Facebook. Sarà anche per questo Zuckemberg e soci hanno deciso di aprire due nuove sezioni “attività commerciali” e “servizi” dove le aziende potranno presentare e vendere direttamente i loro prodotti all’interno delle loro pagine aperte nel social network.
L’annuncio è stato fatto qualche giorno fa dalla direttrice operativa Sharyl Sandberg. Ne parla Mashable che sottolinea come la fase di test di queste due nuove sezioni iniziata in luglio continuerà ancora per un po’ prima del lancio definitivo. Test che continuano anche per altri servizi che stanno per essere lanciati e che mirano tutti a ridisegnare le funzioni consumer: dall’assistente virtuale M, ai bottoni “Call Now” “Send Message” e “Contact Us” pensati per migliorare l’interazione tra utenti e le imprese. Insomma a Facebook si sta preoccupando molto che possiamo diventare, grazie a lui, sempre più dei consumatori. Ma pensa, l’avreste mai detto?
–10%
Tanto sono diminuiti in opunti percentuali i ricavi del gigante dell’editoria legata all’informazione News Corp, l’impero di Murdoch. La flessione è riferita ai dati rilevati dall’ultima trimestrale che chiude, il 30 giugno, l’anno fiscale 2015: un –154 milioni di dollari che fa scendere i ricavi del gruppo a 1,4 miliardi di dollari nel quarto trimestre. Nel complesso il bilancio annuale si è chiuso con revenue per 5,7 miliardi in flessione del 7% rispetto al 2014.Lo evidenzia Politico a margine di un articolo nel quale viene presentato il nuovo servizio “Pro” del WSJ lanciato il 10 settembre.
È anche con questa tipologia di servizi, scrive Politico, che al gruppo Murdoch si cerca di frenare la crisi degli investimenti pubblicitari, principale causa del calo dei suoi fatturati. WSJ Pro è una piattaforma dedicata ad approfondire tematiche specifiche in modo dare informazioni per aumentare le opportunità di business alle aziende e ai professionisti. Il prezzo dell’abbonamento è al momento di 2.000 dollari l’anno prezzo di lancio che dovrebbe poi essere portato a 2.400 dollari, e comunque varierà a secondo delle aree di interesse, per il momento la prima a essere attivata è quella dedicata al Central Banking.
5–10 secondi
L’intervallo di tempo necessario mediamente per caricare un sito web. Troppo. Soprattutto nell’era in cui sempre più persone consumano notizie attraverso i telefonini e pochi secondi di tempo di caricamento in più o meno possono significare il guadagno o la perdita di lettori e di pubblicità. Per questo sembra che Google, assieme a Twitter e ad editori come il New York Times e il Guardian, stia per lanciare un nuovo tipo di collegamento web (e relativo sistema di storage) per caricare articoli online in pochi millisecondi.
Poche le notizie ufficiali sul progetto che è ancora nelle fasi iniziali ma come scrive lo stesso NYT in un articolo interessante è emblematico della strategia che a Mountain View sono costretti a perseguire: aumentare la propria influenza con gli editori con i quali hanno da sempre un rapporto difficile, cercare di arginare la possibile fuga degli stessi editori verso Facebook o Snapchat ovvero piattaforme chiuse che stanno ridisegnando il modo di offrire contenuti in rete per i giornali. E a proposito di Facebook, il NYT mette in evidenza come sia ormai diventato la più grande fonte di traffico per gli editori sorpassando proprio Google: 40% contro il 38% del motore di ricerca nella percentuale del traffico da referral. Google punta molto quindi su questo nuovo standard per tentare di recuperare un po’ di terreno. La mossa giusta per battere la concorrenza?
1.500
Sono gli operatori che utilizzano droni a fini commerciali negli Stati Uniti autorizzati dalla Federal Aviation Agency (l’agenzia che regola e sovraintende ogni aspetto dell’aviazione civile). Il continuo aumento dei soggetti che utilizzano i droni per finalità commerciali, ad esempio trasporto della merce come Amazon e Google, ha portato a chiedere di regolamentare e limitarne l’utilizzo: così è stato varato un disegno di legge che vieta il volo al di sotto dei 500 piedi per i droni commerciali (400 piedi per quelli che gli utilizzano per hobby). Ne parla Digits il blog di tecnologia del WSJ che racconta come la questione sia ancora tutta aperta e tutta da giocare per le imprese: in Usa sono 17 gli stati nei quali sono state approvate leggi che impongono limiti all’uso dei droni da parte delle aziende, dei privati e anche, da parte delle forze dell’ordine.
13,7%
È la quota di mercato dei phablet (gli smartphone con schermi superiori ai 5 pollici). All’inizio del 2014 quasta stessa quota era del 5,6% ma in soli 18 mesi è più che raddoppiata. Lo rivela Nielsen in un’indagine che mette in evidenza come, nonostante il lancio degli smart watch e di altri gadget di tecnologia indossabile, i telefonini dai grandi schermi stiano salendo nelle percentuali di vendite, diminuendo il divario con gli smartphone “normali”. Una tendenza che dovrebbe interessare anche gli editori e i media in generale viste le maggiori possibilità offerte nel consumare contenuti attraverso questi device. Ne sapranno approfittare?
1.500 dollari
Il compenso previsto da Amazon per gli autori pubblicati sulla sua piattaforma di auto-publishing Amazon Scout (oltre al 50% delle royalty sule vendite). Da qualche giorno la piattaforma – lanciata negli Usa nell’ottobre 2014 – è stata attivata anche a livello globale (Italia compresa). Non è possibile, per il momento, proporre opere in lingue diverse dall’inglese ma sarà comunque interessante vedere come questa modalità di pubblicazione sarà accolta e utilizzata concretamente in paesi come l’Italia visto che adesso anche gli utenti internazionali possono votare e partecipare alla selezione dei manoscritti. Ne parla VentureBeat che mette in evidenza come Amazon si riservi comunque la decisione ultima nella scelta dei titoli da pubblicare e che gli ebooks pubblicati con questo sistema siano stati, fino ad oggi, 75.
135 milioni
Gli abbonati di Verizon che adesso l’azienda vuole “monetizzare” anche attraverso l’utilizzo dei loro dati di consumo. Il colosso dei provider wireless sta infatti pensando di creare un sistema chiuso per le proprie pubblicità in modo da limitare l’accesso ai suoi dati proprietari e conservare solo per se stesso tutte le informazioni relative ai propri abbonati. Con la creazione di un walled garden per la pubblicità infatti non sarà più per terze parti (leggi Facebook e Google) accedere a informazioni importanti. Lo rivela Digiday che spiega come tutta l’operazione – assieme ad acquisizioni importanti e onerose come quella di Millennial Media (società di mobile marketing) – sia un modo per proporsi sempre più come piattaforma di pubblicità in grado di poter competere anche con Facebook e Google (eh sì sempre loro).
immagine via Flickr (pubblicata da Thomas Hawk con licenza Creative Commons).