Numeri

Creato il 14 settembre 2015 da Pedroelrey

Ras­se­gna set­ti­ma­nale di numeri e dati note­voli che forse vi siete persi, sele­zio­nati durante le nostre let­ture su media, web e inno­va­zione digitale

45 milioni

È il numero rag­giunto (e supe­rato) dalle pagine di Face­book. Sarà anche per que­sto Zuc­kem­berg e soci hanno deciso di aprire due nuove sezioni “atti­vità com­mer­ciali” e “ser­vizi” dove le aziende potranno pre­sen­tare e ven­dere diret­ta­mente i loro pro­dotti all’interno delle loro pagine aperte nel social net­work.
L’annuncio è stato fatto qual­che giorno fa dalla diret­trice ope­ra­tiva Sha­ryl Sand­berg. Ne parla Masha­ble che sot­to­li­nea come la fase di test di que­ste due nuove sezioni ini­ziata in luglio con­ti­nuerà ancora per un po’ prima del lan­cio defi­ni­tivo. Test che con­ti­nuano anche per altri ser­vizi che stanno per essere lan­ciati e che mirano tutti a ridi­se­gnare le fun­zioni con­su­mer: dall’assistente vir­tuale M, ai bot­toni “Call Now” “Send Mes­sage” e “Con­tact Us” pen­sati per miglio­rare l’interazione tra utenti e le imprese. Insomma a Face­book si sta pre­oc­cu­pando molto che pos­siamo diven­tare, gra­zie a lui, sem­pre più dei con­su­ma­tori. Ma pensa, l’avreste mai detto?

–10%

Tanto sono dimi­nuiti in opunti per­cen­tuali i ricavi del gigante dell’editoria legata all’informazione News Corp, l’impero di Mur­doch. La fles­sione è rife­rita ai dati rile­vati dall’ultima tri­me­strale che chiude, il 30 giu­gno, l’anno fiscale 2015: un –154 milioni di dol­lari che fa scen­dere i ricavi del gruppo a 1,4 miliardi di dol­lari nel quarto tri­me­stre. Nel com­plesso il bilan­cio annuale si è chiuso con reve­nue per 5,7 miliardi in fles­sione del 7% rispetto al 2014.Lo evi­den­zia Poli­tico a mar­gine di un arti­colo nel quale viene pre­sen­tato il nuovo ser­vi­zio “Pro” del WSJ lan­ciato il 10 set­tem­bre.
È anche con que­sta tipo­lo­gia di ser­vizi, scrive Poli­tico, che al gruppo Mur­doch si cerca di fre­nare la crisi degli inve­sti­menti pub­bli­ci­tari, prin­ci­pale causa del calo dei suoi fat­tu­rati. WSJ Pro è una piat­ta­forma dedi­cata ad appro­fon­dire tema­ti­che spe­ci­fi­che in modo dare infor­ma­zioni per aumen­tare le oppor­tu­nità di busi­ness alle aziende e ai pro­fes­sio­ni­sti. Il prezzo dell’abbonamento è al momento di 2.000 dol­lari l’anno prezzo di lan­cio che dovrebbe poi essere por­tato a 2.400 dol­lari, e comun­que varierà a secondo delle aree di inte­resse, per il momento la prima a essere atti­vata è quella dedi­cata al Cen­tral Banking.

5–10 secondi

L’intervallo di tempo neces­sa­rio media­mente per cari­care un sito web. Troppo. Soprat­tutto nell’era in cui sem­pre più per­sone con­su­mano noti­zie attra­verso i tele­fo­nini e pochi secondi di tempo di cari­ca­mento in più o meno pos­sono signi­fi­care il gua­da­gno o la per­dita di let­tori e di pub­bli­cità. Per que­sto sem­bra che Goo­gle, assieme a Twit­ter e ad edi­tori come il New York Times e il Guar­dian, stia per lan­ciare un nuovo tipo di col­le­ga­mento web (e rela­tivo sistema di sto­rage) per cari­care arti­coli online in pochi mil­li­se­condi.
Poche le noti­zie uffi­ciali sul pro­getto che è ancora nelle fasi ini­ziali ma come scrive lo stesso NYT in un arti­colo inte­res­sante è emble­ma­tico della stra­te­gia che a Moun­tain View sono costretti a per­se­guire: aumen­tare la pro­pria influenza con gli edi­tori con i quali hanno da sem­pre un rap­porto dif­fi­cile, cer­care di argi­nare la pos­si­bile fuga degli stessi edi­tori verso Face­book o Sna­p­chat ovvero piat­ta­forme chiuse che stanno ridi­se­gnando il modo di offrire con­te­nuti in rete per i gior­nali. E a pro­po­sito di Face­book, il NYT mette in evi­denza come sia ormai diven­tato la più grande fonte di traf­fico per gli edi­tori sor­pas­sando pro­prio Goo­gle: 40% con­tro il 38% del motore di ricerca nella per­cen­tuale del traf­fico da refer­ral. Goo­gle punta molto quindi su que­sto nuovo stan­dard per ten­tare di recu­pe­rare un po’ di ter­reno. La mossa giu­sta per bat­tere la concorrenza?

1.500

Sono gli ope­ra­tori che uti­liz­zano droni a fini com­mer­ciali negli Stati Uniti auto­riz­zati dalla Fede­ral Avia­tion Agency (l’agenzia che regola e sovrain­tende ogni aspetto dell’aviazione civile). Il con­ti­nuo aumento dei sog­getti che uti­liz­zano i droni per fina­lità com­mer­ciali, ad esem­pio tra­sporto della merce come Ama­zon e Goo­gle, ha por­tato a chie­dere di rego­la­men­tare e limi­tarne l’utilizzo: così è stato varato un dise­gno di legge che vieta il volo al di sotto dei 500 piedi per i droni com­mer­ciali (400 piedi per quelli che gli uti­liz­zano per hobby). Ne parla Digits il blog di tec­no­lo­gia del WSJ che rac­conta come la que­stione sia ancora tutta aperta e tutta da gio­care per le imprese: in Usa sono 17 gli stati nei quali sono state appro­vate leggi che impon­gono limiti all’uso dei droni da parte delle aziende, dei pri­vati e anche, da parte delle forze dell’ordine.

13,7%

È la quota di mer­cato dei pha­blet (gli smart­phone con schermi supe­riori ai 5 pol­lici). All’inizio del 2014 qua­sta stessa quota era del 5,6% ma in soli 18 mesi è più che rad­dop­piata. Lo rivela Niel­sen in un’indagine che mette in evi­denza come, nono­stante il lan­cio degli smart watch e di altri gad­get di tec­no­lo­gia indos­sa­bile, i tele­fo­nini dai grandi schermi stiano salendo nelle per­cen­tuali di ven­dite, dimi­nuendo il diva­rio con gli smart­phone “nor­mali”. Una ten­denza che dovrebbe inte­res­sare anche gli edi­tori e i media in gene­rale viste le mag­giori pos­si­bi­lità offerte nel con­su­mare con­te­nuti attra­verso que­sti device. Ne sapranno approfittare?

1.500 dol­lari

Il com­penso pre­vi­sto da Ama­zon per gli autori pub­bli­cati sulla sua piat­ta­forma di auto-publishing Ama­zon Scout (oltre al 50% delle royalty sule ven­dite). Da qual­che giorno la piat­ta­forma – lan­ciata negli Usa nell’ottobre 2014 – è stata atti­vata anche a livello glo­bale (Ita­lia com­presa). Non è pos­si­bile, per il momento, pro­porre opere in lin­gue diverse dall’inglese ma sarà comun­que inte­res­sante vedere come que­sta moda­lità di pub­bli­ca­zione sarà accolta e uti­liz­zata con­cre­ta­mente in paesi come l’Italia visto che adesso anche gli utenti inter­na­zio­nali pos­sono votare e par­te­ci­pare alla sele­zione dei mano­scritti. Ne parla Ven­tu­re­Beat che mette in evi­denza come Ama­zon si riservi comun­que la deci­sione ultima nella scelta dei titoli da pub­bli­care e che gli ebooks pub­bli­cati con que­sto sistema siano stati, fino ad oggi, 75.

135 milioni

Gli abbo­nati di Veri­zon che adesso l’azienda vuole “mone­tiz­zare” anche attra­verso l’utilizzo dei loro dati di con­sumo. Il colosso dei pro­vi­der wire­less sta infatti pen­sando di creare un sistema chiuso per le pro­prie pub­bli­cità in modo da limi­tare l’accesso ai suoi dati pro­prie­tari e con­ser­vare solo per se stesso tutte le infor­ma­zioni rela­tive ai pro­pri abbo­nati. Con la crea­zione di un wal­led gar­den per la pub­bli­cità infatti non sarà più per terze parti (leggi Face­book e Goo­gle) acce­dere a infor­ma­zioni impor­tanti. Lo rivela Digi­day che spiega come tutta l’operazione – assieme ad acqui­si­zioni impor­tanti e one­rose come quella di Mil­len­nial Media (società di mobile mar­ke­ting) – sia un modo per pro­porsi sem­pre più come piat­ta­forma di pub­bli­cità in grado di poter com­pe­tere anche con Face­book e Goo­gle (eh sì sem­pre loro).

imma­gine via Flickr (pub­bli­cata da Tho­mas Hawk con licenza Crea­tive Com­mons).


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