- Anno: 2015
- Durata: 90'
- Distribuzione: Wanted Cinema / Feltrinelli Real Cinema
- Genere: Documentario
- Nazionalita: Italia
- Regia: Enrico Bisi
“Non c’è un tipo di scrittura legato alla musica così complessa come il Rap.” (Kaos)
Gli anni Novanta, la Golden Age dell’Hip Hop in Italia. Su questo terreno scivoloso si muove principalmente Numero Zero, il documentario scritto e diretto da Enrico Bisi. E’ importante tenere bene a mente questo aspetto nel considerare l’impostazione che il regista torinese ha voluto dare al suo film. Se da un lato racconta la cultura Hip Hop e la pone in una prospettiva storica ben precisa, dall’altro descrive un viaggio fortemente personale dell’autore nella propria passione musicale. In questo sta la dualità di Numero Zero. Fortunatamente l’unione tra questi due aspetti è riuscita perfettamente.
Numero Zero segue la classica struttura in tre atti. Il primo racconta la nascita vera e propria dell’Hip Hop e del rap italiano. Il secondo si concentra sul periodo più fruttuoso e creativo degli anni Novanta, mentre in quello finale si tenta di analizzare l’implosione avvenuta a cavallo del nuovo secolo. La parte iniziale traccia i confini, riuscendo abilmente a dare un quadro generale della cultura, ma anche facendo capire che tra le quattro discipline che la compongono, è il rap il punto focale della narrazione. Il periodo cosiddetto “delle posse” (per chi fosse interessato a questo argomento specifico, consigliamo la visione del recente All’Assalto di Paolo Fazzini) riceve il suo giusto spazio, ma non è che l’introduzione al piatto forte. Sfida al buio, La Rapadopa, SxM, Neffa e i Messaggeri della dopa, Odio Pieno, 950 sono tra i dischi chiave che fanno da sfondo musicale a una mole impressionante di filmati d’archivio e ai commenti degli intervistati.
Il cuore del documentario sono proprio quest’ultimi e il cast dei protagonisti è veramente quello delle grande occasioni. Inclusi sono i ricordi e le testimonianze di personaggi fondamentali come Neffa (che dopo 15 anni di quasi silenzio totale sul tema, finalmente si apre ed è un evento memorabile), Ice One, Dee Mo, Kaos, Next One, Militant A (Assalti Frontali), Danno (Colle Der Fomento), Fritz Da Cat, Esa (OTR/Gente Guasta), Fish e Tormento (Sottotono), Frankie Hi-Nrg, Fabri Fibra, DJ Double S e J-Ax, mentre la voce narrante appartiene ad Ensi, uno dei migliori freestyler in circolazione.
“Io faccio armi, non faccio pezzi. Se devo dare un’arma in mano a uno che non la sa usare, meglio che non la usi.” (Ice One)
Numero Zero percorre in maniera tradizionale il suo percorso cronologico, ma si sofferma su alcuni momenti specifici, come la creazione di SxM dei Sangue Misto. E’ in questi momenti che la passione di Bisi prende il sopravvento, riuscendo però a ricreare emozioni forti in chi ha vissuto quegli stessi momenti, quella stessa passione e, se vogliamo, stessa visione di vita, che ha segnato un’intera generazione. Non lo fa però mai in maniera ovvia, bensì trasformando ognuno di questi ricordi nei picchi della narrazione. I racconti, a volte anche amari, dei protagonisti si trasformano in cattarsi collettiva. Quello che rimane è puro amore per una cultura e per la musica.
La vitalità della Golden Age ha finalmente un suo resoconto cinematografico competente quanto coinvolgente. Proprio per il suo approccio fortemente selettivo all’argomento, Numero Zero si apre a tutta una serie di possibili e in parte giustificabili critiche, ma è forse qui che possiamo imparare un po’ dal passato. Ascoltiamo le parole, invece di voler parlare per forza. La conoscenza della propria storia, in tutti i suoi aspetti, è sempre stato fondamentale per i veri b-boy. Lo scontro, il confronto, la rivalità sono tutte caratteristiche integrali della cultura Hip Hop, ma il dogmatismo presente fin dagli inizi, in alcune istanze ne ha anche limitato le possibilità. Se un codice è importante, l’apertura e l’evoluzione lo sono allo stesso modo.
Se consideriamo il già citato All’Assalto, sono usciti nel 2015 anche Il cerchio – The italian breaking experience di Davide Polato e Street Opera di Haider Rashid. Tutti con obiettivi narrativi diversi, tutti utili nel creare un quadro d’insieme sempre più ampio e allo stesso tempo sfaccettato.
Numero Zero va quindi giudicato per tutto (ed è tantissimo) quello che riesce a raccontare e non per le sue mancanze. Per citare le parole di Dee Mo: “da qualche parte bisognava pur partire”
Un altro immenso merito del documentario di Bisi, e va sottolineato, è che il contenuto viene accompagnato da un cornice visuale di ottimo livello. Un buon numero di documentari, pur se interessanti peccano nella presentazione. Un aspetto, quello visivo, che specialmente nell’Hip Hop assume un’importanza primaria. E allora in quest’ottica gli inserti girati con un Ensi incappuciato e avvolto dall’ombra portano alla mente i classici skit tra una traccia e l’altra di innumerevoli classici del rap. Di conseguenza la cura, dalla fotografia al montaggio alle grafiche, che è così evidente nella realizzazione del film, lo rende unico nel panorama italiano.
In conclusione, Numero Zero riesce non solo a soddisfare le aspettative dell’appassionato, ma allo stesso tempo si presenta come abile introduzione per tutti quelli estranei al mondo dell’Hip Hop. Non a caso, dopo una prima fase iniziale di proiezione cinematografiche selezionate avvenuta in questi mesi, la distribuzione avverrà grazie alla Feltrinelli, il che dovrebbe garantire al film una giusta, quanto meritata visibilità.
“E’ il riflesso di qualcosa che… mi chiedo dove sia finito.” (Next One)
Numero Zero è un documentario importante, che racconta un movimento e un momento nel tempo irripetibile. Consigliato a chiunque si interessi seriamente di musica.