Siccome anche solo l’idea di un lp puro e semplice aveva suscitato nella band un angosciante horror vacui jacovittiano, Angelic Dread (Hells Headbangers) consta di due dischi: il primo composto quasi interamente da inediti (dovrebbe fare eccezione solo il vecchio singolo God, noto per il meraviglioso video che fece apprezzare a tutti il raffinato lato umoristico dei ragazzacci di Cleveland), il secondo da materiale più vecchio riregistrato (in questo caso ‘riregistrato’ significa che il basso non somiglia più a una lavatrice a pieno carico che viene gettata in una betoniera). Con il tempo, oltre ad aver imparato a suonare (cosa che, in gruppi simili, porta sempre a evoluzioni), sono diventati più dritti e motorheadiani, il che è pure normale, con l’avanzare dell’età. Forse restano più divertenti per l’apparato lirico-iconografico che per quello che effettivamente suonano (un mischione sparatissimo e, alla lunga, ripetitivo di black, thrash e death, incazzato come un pitbull in astinenza sessuale e zeppo di contumelie nei confronti di Gesù e i suoi amici) ma divertenti restano. Se non prendete il metal estremo sul serio (Satana ve ne scampi), avete nostalgia della marmaglia eruttata nei tardi anni ’90 da etichette come la Osmose e i vostri passatempi preferiti sono il satanismo da tinello, le bestemmie e l’ubriachezza molesta, tirate fuori la vostra vecchia giacca jeans con le toppe degli Archgoat ed entrate, sgomitando e ruttando, nel blasfemo universo dei Nunslaughter.
Da segnalare anche il recente, graziosissimo, Spooky, uno split con i doomster Acid Witch, sempre per la benemerita Hells Headbangers che è un equivalente metal delle puntate di Halloween dei Simpson, con tanto di sintetizzatori orrorifici tipo colonna sonora dei film di Bruno Mattei.