Dior and I di Frederic Tcheng con Raf Simons, Pieter Mulier, Florence Chehet, Monique Bailly Documentario, 90 min., Francia, 2014
Possiamo parlare di documentario realizzato con punto di vista “embedded” (come nel giornalismo, per intenderci). La telecamera entra infatti nell’atelier della maison Dior ma segue solo alcune fasi dell’operato dei professionisti che lavorano per la sezione haute couture.
A capo di questi il nuovo direttore artistico Raf Simons che, tra colpi di genio e qualche bizza, cerca di scrollarsi di dosso l’etichetta di minimalista (lavorava per Jil Sander) senza però perdere di vista la filosofia Dior (la donna intesa come fiore).
Ecco allora che vediamo Simons sfogliare la biografia del fondatore, guarda caso ristampata e disponibile nelle librerie, senza però avere il coraggio di leggerla (tradotto: marketing e ansia da prestazione). Ecco allora che la sua apparente freddezza si scioglie in pianto durante la prima sfilata (tradotto: travaglio interiore).
Nonostante la retorica, anche questo documentario contribuisce a far maturare in noi la convinzione che un certo modo di fare moda sia una delle più sublimi forme d’arte. Convinzione maturata grazie anche a Valentino: The Last Emperor, altro esempio di documentario "embedded" ma emozionante.
Voto: 3 ½ su 5
(Film visionato il 3 giugno 2015)