Sicario di Denis Villeneuve con Benicio Del Toro, Emily Blunt, Josh Brolin, Jeffrey Donovan Thriller, 121 min., USA, 2015 Ritorno al Cinema (sì, con la C maiuscola). Constatiamo infatti con piacere che in questa ultima opera di Villeneuve ogni inquadratura è studiata e costruita nei minimi particolari, ogni sequenza ragionata, ogni panoramica e campo lungo o medio sfruttato per accentuare il senso di solitudine dei personaggi che attraversano le infinite distese desertiche del sud del Texas, al confine con il Messico. Ed è proprio su un confine, che è insieme geografico (El Paso/Ciudad Juàrez) e interiore, che i protagonisti si muovono per cercare di sconfiggere a loro modo il male. Peccato che, come ne La donna che canta (2010) e Prisoners (2013), il male venga ancora una volta trattato come un elemento talmente eterogeneo nelle sue manifestazioni da rendere vani gli sforzi di coloro che da esso cercano di allontanare loro stessi e il prossimo. Forse è proprio questa ripetizione tematica, palese per chi abbia visto e apprezzato le precedenti opere del regista citate, che ci lascia con l’amaro in bocca: niente di nuovo sullo schermo, per di più trattato tramite una storia “sottile”, lineare, troppo spesso didascalica, e dal finale scarno e affrettato. Una narrazione perfettibile, dunque, ma pur sempre dall’affascinante e dirompente impatto visivo. Voto: 3 ½ su 5 (Film visionato il 26 settembre 2015)
Nuova recensione Cineland. Sicario di D. Villeneuve
Creato il 01 ottobre 2015 da L'Immagine Allo SpecchioSicario di Denis Villeneuve con Benicio Del Toro, Emily Blunt, Josh Brolin, Jeffrey Donovan Thriller, 121 min., USA, 2015 Ritorno al Cinema (sì, con la C maiuscola). Constatiamo infatti con piacere che in questa ultima opera di Villeneuve ogni inquadratura è studiata e costruita nei minimi particolari, ogni sequenza ragionata, ogni panoramica e campo lungo o medio sfruttato per accentuare il senso di solitudine dei personaggi che attraversano le infinite distese desertiche del sud del Texas, al confine con il Messico. Ed è proprio su un confine, che è insieme geografico (El Paso/Ciudad Juàrez) e interiore, che i protagonisti si muovono per cercare di sconfiggere a loro modo il male. Peccato che, come ne La donna che canta (2010) e Prisoners (2013), il male venga ancora una volta trattato come un elemento talmente eterogeneo nelle sue manifestazioni da rendere vani gli sforzi di coloro che da esso cercano di allontanare loro stessi e il prossimo. Forse è proprio questa ripetizione tematica, palese per chi abbia visto e apprezzato le precedenti opere del regista citate, che ci lascia con l’amaro in bocca: niente di nuovo sullo schermo, per di più trattato tramite una storia “sottile”, lineare, troppo spesso didascalica, e dal finale scarno e affrettato. Una narrazione perfettibile, dunque, ma pur sempre dall’affascinante e dirompente impatto visivo. Voto: 3 ½ su 5 (Film visionato il 26 settembre 2015)