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Nuova recensione Cineland. Una promessa (A Promise) di P. Leconte

Creato il 05 ottobre 2014 da L'Immagine Allo Specchio
Nuova recensione Cineland. Una promessa (A Promise) di P. Leconte
Una promessa  di Patrice Leconte  con Rebecca Hall, Alan Rickman, Richard Madden  Sentimentale, 98 min., Francia, Belgio, 2014 
Germania, 1912. Friedrich (Madden), orfano di umilissime origini, viene assunto da un’acciaieria. Il proprietario (Rickman), colpito dalle sue capacità, lo promuove a segretario personale fino ad “adottarlo” nella propria magione. La convivenza gli comporta una crescente familiarità con il figlio e, soprattutto, la moglie dell’industriale, Charlotte (Hall). I due cercheranno in tutti i modi di trattenere i loro sentimenti. Proprio quando potrebbero darne libero sfogo ecco che la guerra e nuovi impegni lavorativi del giovane ne separeranno le esistenze. È proprio in questo momento che i due cercheranno di rendere inscindibili i loro destini, con una promessa. 
Tempi dilatati, estasi platoniche, promesse da mantenere. Leconte si inerpica nel difficilissimo sentiero della trasposizione cinematografica di un’opera letteraria (Viaggio nel passato, Stefan Zweig) tutta incentrata su un sentimento amoroso (semplificando, noi spettatori dovremmo vivere empaticamente le vicissitudini sentimentali dei due protagonisti). Purtroppo, nonostante la buona tecnica utilizzata, la regia è fin troppo didascalica e le imprecisioni ragguardevoli. Approssimativa è la ricostruzione di un’epoca, affidata alle ripetitive scene in interni, come assolutamente ingiustificata è la scelta di attori e ambientazioni in esterno evidentemente anglosassoni a dispetto di una storia totalmente ambientata in Germania (discrepanza resa ancora più evidente se si vede il film in lingua originale, ovvero in inglese!). L’obiezione che si potrebbe muovere è che l’opera si vuole accontentare di mettere al centro di tutto una storia d’amore, scevra da qualsiasi tipo di sovrastruttura storica e sociale. Tuttavia è proprio la tensione erotica che dovrebbe innervare la storia a fare sentire inesorabilmente la propria mancanza, vuoi per la recitazione “contemporanea” dei due attori protagonisti, vuoi per il patetismo di certe scene che sconfina nell’assurdo (v. la scena del pianoforte). Ne esce così un’opera tutto sommato gradevole, a condizione di considerarla come un superficiale feuilleton. Poteva invece essere l’occasione per realizzare una più profonda riflessione sui ruoli e le convenzioni sociali e sentimentali d’inizio Novecento. 
Voto: 2 su 5 
(Film visionato il 3 ottobre 2014)

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