Lo studio, coordinato dal neonatologo Carlo Valerio Bellieni, e condotto dai primari Franco Bagnoli e Giuseppe Buonocore e dai relativi staff, pubblicata sulla rivista ‘Minerva Pediatrica’ e ripresa dal quotidiano ‘Avvenire’, si è basato sui nati del triennio 2004-2006 al Policlinico; un campione di 3810 bambini, 180 dei quali (4,7%) concepiti con fecondazione in vitro. Tra le due popolazioni di riferimento esaminate sono emerse differenze sul peso alla nascita, sull’età gestazionale e sull’età materna. “In particolare 3025 grammi nei nati naturalmente rispetto ai 2620 dei nati dopo fecondazione in vitro; 38,8 settimane di gestazione rispetto alle 36,5; 32,6 anni delle madri rispetto ai 35,7. Per quanto riguarda i danni cerebrali, sono risultati presenti in 4 bambini da fecondazione in vitro (2,2%) e in 23 (0,63%) di quelli nati da concepimento naturale.”
Sulle cause gli studiosi ipotizzano: «Può essere dovuto alle gravidanze multiple, spesso associate ai trattamenti di fecondazione in vitro e alla conseguente prematurità, un fattore di rischio ben noto per il danno cerebrale». Tuttavia, aggiungono, i dati mostrano che anche nel caso di nascite singole e non gemellari, il rischio è maggiore nella popolazione nata da FIVET.
I ricercatori, che seguiranno i bambini per ottenere un follow-up dei dati rilevati, concludono: «Nei bambini nati da fecondazione in vitro, il danno cerebrale avviene più frequentemente che nel resto della popolazione. Questo è probabilmente dovuto a una maggiore frequenza di prematurità e di basso peso nella popolazione di nati da fecondazione in vitro. È opportuno parlare anche di questo con i genitori perché prendano una decisione informata».
Nicola Z.