Non so bene cosa passasse per la testa di Giacomo Leopardi normalmente. Le leggende circa il suo proverbiale "scartello" (espressione dialettale per descrivere il fatto di avere la gobba che io ho analizzato come: avere la cartella sulle spalle senza avere la cartella...) e la sua tristezza si sono sempre sprecate. A scuola lo consideravamo il prototipo dello sfigato. Magari non era così. In ogni caso ci ha lasciato cose interessanti. L'analisi poetica del sabato del villaggio è decisamente una di queste.
Saper descrivere la sensazione di attesa gioiosa della domenica e contemporaneamente vedere il nero della sera del dì di festa non è da tutti. E stasera, nel buio gelato di una Svizzera che tempestivamente ci sta ricordando perchè non è una terra famosa per passarci delle vacanze, posso dire che il Giacomo aveva un bel pò ragione.
Pur non rimpiangendo questi due giorni che sono trascorsi occupati e non particolarmente negativi, so che domattina mi alzerò con difficoltà. Perchè fa freddo certo, ma anche perchè ci sono delle cose che non mi piacciono e che non vanno come desidererei. Se di solito non c'è neanche il tempo di rifletterci su, in altri momenti si fa spazio un turbine polveroso di vento che mi fa ripartire da zero. E nel reboot cerebrale, nel prendere possesso del proprio hardware corporeo, qualcosa può andare storto e si rimane impicciati a lungo sui punti deboli...
I miei li conosco da tempo. Nonostante ciò non riesco a liberarmi dall'impressione di non fare abbastanza per correggerli o per cercare di superarli o aggirarli. Le piccole soddisfazioni di tutti i giorni non riescono a dare un senso di pienezza che potrebbe gonfiare il petto. Ma non leggetela troppo in negativo. Io sono serenamente preoccupato e consapevolmente scoraggiato. Nell'attesa di una nuova settimana che getti una luce nuova, speriamo non troppo pallida, su un futuro incerto...