Nuova Zelanda in fibrillazione tra gioia e incubo-Maracanà

Creato il 22 ottobre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Così un lancio REUTERS racconta l’atmosfera neozelandese all’alba (australe) di un giorno che laggiù aspettano da 24 anni

E’ un’impresa talmente disperata che alla fine potrebbe riuscire. La finale della Coppa del mondo 2011 di rugby, in programma domani all’Eden Park con inizio alle 10 ora italiana, sembra una partita a senso unico, in cui la Nuova Zelanda dovrebbe facilmente sbarazzarsi della Francia. Ma nello sport non si sa mai, come insegna Brasile-Uruguay al Maracana’ dei Mondiali di calcio del 1950, e proprio la paura di fare quella fine comincia a serpeggiare nella patria degli All Blacks, dove tutto e’ stato pianificato affinche’ si verificasse il trionfo della squadra di casa.
In effetti alcune citta’, e non solo Auckland, sono gia’ pavesate a festa e si attende soltanto il fischio finale della grande sfida per dare il via a celebrazioni in grande stile e colossali bevute. Ma sara’ davvero cosi’ oppure ha ragione il ct francese Marc Lievremont (alla seconda finale, dopo quella del ’99 da giocatore) quando dice che ”ce la possiamo fare”?
Sarebbe una delle sorprese piu’ clamorose nella storia dello sport, tenendo conto che una nazionale straniera non vince all’Eden Park contro i neozelandesi dal 1994, quando furono proprio i francesi a battere i Tutti Neri. Che da allora sul suolo patrio hanno perso soltanto un’altra volta, contro il Sudafrica due anni fa a Dunedin.
Numeri che dovrebbero far tremare i Coqs, come anche il precedente della finale iridata giocata, sempre in Nuova Zelanda, nel 1987 fra le stesse due squadre ed appannaggio dei padroni di casa. Ma la Francia, battuta dall’Italia appena sette mesi fa al Flaminio e primo XV ad arrivare alla finale mondiale con alle spalle due sconfitte nel girone eliminatorio (Nuova Zelanda e Tonga), ed avendo vinto la semifinale esclusivamente con i calci di punizione, fa capire di non aver paura di nessuno, forte della propria consapevolezza di non aver nulla da perde, e del suo ruolo, rivestito in passato, di ‘bestia nera’ della Nuova Zelanda.
Cosi’ la festa alla fine, anche se in pochi ci credono, potrebbe finire in tragedia perche’ nel paese dove in questi giorni sono state dipinte di nero perfino alcune pecore e dove quattro milioni di persone, sparse in un territorio grande come l’Italia, vivono di rugby per 24 ore al giorno (c’e’ stato davvero chi ha praticato l’astinenza sessuale durante il Mondiale in modo da avere piu’ energie per tifare All Blacks) una sconfitta non sarebbe accettata. La Nuova Zelanda del rugby ha alle sue spalle una serie infinita di risultati positivi ma soltanto una Coppa del Mondo in bacheca, e 24 anni dopo, anche sfruttando il fattore-campo, sarebbe il caso di riconquistare il trofeo intitolato a William Webb Ellis ”Per questo dico – ha sottolineato oggi il capitano degli All Blacks Richie McCaw – che quella di domani sara’ la partita piu’ importante della mia carriera, l’appuntamento che non si puo’ fallire. Rispettiamo la Francia, ma non possiamo sprecare un’occasione del genere. L’opportunita’ di disputare una finale mondiale non capita tutti i giorni, e’ cio’ per cui io e tanti altri abbiamo cominciato a giocare a rugby. Ho ripensato ai miei dieci anni di carriera ed ora sono assolutamente determinato a dimostrare cosa posso fare sul campo. Lo stesso vale per i miei compagni”.
Nel gran finale di Auckland ci sara’ anche un pizzico d’Italia: il ‘television match officier’, l’uomo che in caso di dubbio deve guardare le immagini in moviola e assegnare o meno la meta, e’ Giulio De Santis. Per avere in campo gli azzurri invece bisognera’ attendere ancora chissa’ quanto.


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