Ieri. 11.30. Sala Smeraldo. A Più libri più liberi. Nuove evidenze! L'AIE ha presentato una ricerca (in previsione di un osservatorio futuro) sul rapporto tra vendite di libri e bookblog, in relazione ai media tradizionali.
C'ero anche io.
Questi due giorni sono stati ad altissima velocità. Ma, di corsa, con la valigia, il computer, la borsa e chissà che altro, in cerca della metro, in ritardo e a digiuno, ho mollato tutto per terra e ho pensato: devo fotografare qualcosa di romano. Ed ecco il risultato. Non c'era il tempo di visitare la città eterna ma a Roma tutto è ovunque.
E un leggero sospiro di bellezza.
Mi ero svegliata nel cuore della notte con un dolore al costato trafittivo da non respirare, scatenando il panico nel bed&breakfast. Volevano tenermi ferma tutta la notte accanto a una suora che mi porgeva bicchieri di latte ustionante. Quando ho avvertito un po' di sollievo, e dopo aver verificato che non era un attacco cardiaco, ho firmato per poter uscire. Con un'emicrania che poi è durata per giorni. Mah. Non ho mai capito bene che è successo. Né il medico di base. Sì, bè, il cacio e pepe ha le sue stramaledette responsabilità. Comunque sono passati anni e sono ancora viva! Questo era per dire che avevo qualche paranoia nel tornare a Roma.
Invece è andata molto bene. Ed è accaduto ciò che aspettavo da un'intera vita. Ovvero. Partecipare alla festa Minimum Fax. Qui a Torino la fanno tutti gli anni, come anche quella Fandango.
Cari editori, quante ne sapete?
Ma io non c'ero mai stata. Mai. Non so bene perché. Sabato sera invece ho visto ciò che dovevo vedere, e ora sono completamente soddisfatta. Bella musica, danze sfrenate e misurate insieme, come si conviene nel sacro mondo della lettere. E vedere degli amici lì è stato fantastico. Questo spiega che i libri sono potenti innescatori di misteriosi e musicali movimenti. Lo credo sul serio.
Ospitata da gente romana gentile, dormendo in un lettuccio sopraelevato comodo e accogliente, ero pronta domenica mattina a esprimere una mia opinione sulla ricerca dell'AIE sui blog letterari.
Mi sembra giusto premettere che la ricerca è embrionale e che è stata condotta comunque con dedizione e desiderio di esplorare un mondo in continuo cambiamento. Quanto a me, la prima cosa che ho fatto è stata ringraziare di essere stata coinvolta e monitorata, in un certo senso studiata, come blogger. Non mi era mai capitato niente di simile, ed è interessante già solo per questo.
Altra premessa: vi rimando poi alla ricerca vera e propria, di cui ieri sono state mostrate le slide alla tavola rotonda. Quando saranno pubblicate, ve le segnalerò. Non entro dunque qui nel merito.
Vi racconto solo le mie semplici impressioni.
Terza premessa: si sono osservati alcuni blog letterari significativi in Italia. Ci ho tenuto a dire subito, ieri, che il mio in realtà corrisponde a una persona singola, non a una vera e propria redazione, come in altri casi. Mi pare giusto dirlo perché ciò rappresenta senz'altro un motivo di diversificazione, non vorrei dire di limite, ecco, ma quando ho raccontato che mi capita spesso, nel mio salottino Ikea, in pigiama, col caffè nella mia solita tazza, di rispondere a mail con "gentile redazione di tazzina etc. etc." corrisponde al vero. Ed è un fatto che mi porta a raccontarvi la seconda cosa che ho detto ieri.
Dunque ho raccontato un po' la storia di questo blog, e della mia vita! Santo cielo quanta pazienza avete avuto voi lì presenti. Insomma, ho esordito dicendo che da bambina sognavo di fare la scrittrice. Anzi peggio, la poetessa.
Ciò ha spezzato un po' la tensione classica da conferenza ma anche qualche cuore.
Poi insomma ho cambiato un po' idea sulla poetessa, ma quel sogno della scrittrice, da qualche parte, in qualche periferica arteria del mio sistema cardiocircolatorio, era rimasta.
Quindi ho detto dei percorsi frastagliati, dei tragitti misteriosi e franti che possono portare un essere umano ad aprire un blog. Nel 2008 quando è nato questo raccontavo cose della mia vita, ci ironizzavo sopra, altre volte ero molto triste, poi felice, insomma, era un vero e proprio elettrocardiogramma della mia mente.
In fondo, così è rimasto.
Ci ho aggiunto semplicemente i libri, che avevo accumulato negli anni di studi e di stage non retribuiti, ho tolto la polvere, ho preparato un po' di caffè e ho cercato che avessero un'altra vita. Più piccola, magari, ma più allegra.
Così ho dichiarato che le mie in realtà non sono recensioni, mai.
Sono pezzi della mia mente che stacco, come puzzle, e che metto qui, affinché qualcuno li legga e ne abbia cura. Forse è una ricerca di amore universale, di dialogo, di amicizia, chi lo sa.
Ho detto anche che non avevo mai pensato che questo potesse avere un significato commerciale. Quello che pensavo io, e che speravo intimamente, era che qualcuno si accorgesse di me. Per via di quel sogno segreto che coltivavo a dispetto di svariate vicissitudini della vita.
Ecco dunque che mi salta all'occhio il valore che può avere lo strumento-blog. Che è un mezzo, non un organo, ad esempio, di marketing, almeno non blog come il mio. Il valore può consistere, per qualcuno come me (e questo è un preciso appello ai giovani là fuori), in una possibilità in più, differente, nuova, rispetto ai canali tradizionali (invio cv, invio manoscritti selvaggio).
Così infatti a me è successo, e ho raccontato della bellissima avventura con LiberAria Editrice. Questa casa editrice è fresca e nuova e ci lavorano persone molto coraggiose e in gamba e sveglie. Qualcuno tra loro si beveva il caffè la mattina e leggeva anche questo blog. Ci ha trovato qualcosa, magari da coltivare, niente di già definito, ma da vedere come sarebbe cresciuto. Ed è così che quel sogno mai spento, mentre quasi non ci speravo più, ha preso luce e una sua direzione con loro e grazie a loro. E questo mio romanzo, totalmente imperfetto ma reale e vivo, uscirà a maggio, e lo dico per me ma anche per chi si chiede che senso abbia avere un blog.
Me lo chiedevo anche io, e adesso l'ho capito. Serva a tracciare un percorso della propria vita. Il che significa che può anche servire a capirci qualcosa di inaspettato, magari che non vi piace scrivere. Non per tutti può andare come in questo caso, ad altri può servire per sapere altre cose, ma insomma ci siamo capiti.
Ho detto questo ieri perché volevo fosse chiara la mia posizione rispetto alle recensioni. Volevo fare la romanziera, la narratrice, imparare a farlo, per meglio dire, e non la critica letteraria o la giornalista. Non ne sarei mai capace. Ma non perché sono scema o inferiore, solo che sono diversa.
E questo tipo di differenze sono la ricchezza della società, della vita, e della rete.
Ciò specificato, amo però parlare dei libri che mi piacciono. Criterio che appartiene anche ad altri blogger. Ho un criterio di gradimento. Ho anche studiato molto, all'Università, ma anche prima e dopo, ho fatto un master in editoria, addirittura. Questo per dire che non sono fuori dal mondo dei criteri e ho presente il panorama letterario ed editoriale su cui si muovono gli scrittori di cui parlo, passati o presenti.
Mi ha rassicurata poi scoprire che i blogger, relativamente ai libri presi in esame e ai librai interrogati sulle vendite, spostano meno vendite rispetto ai media tradizionali (Fazio) o a persone celebri*. Su questo non avevo dubbi, e mi pare anche sensato, e giusto. Quello dei blogger di libri è un mondo che, in Italia, è ancora da comprendere. Diverso è all'estero, dove hanno un ruolo consolidato e rispettato.
Poi si è parlato anche di metodologia del monitoraggio. L'AIE, se ho ben capito, sta intraprendendo nuovi e trasversali sistemi di valutazione, perché è davvero complicato tutto ciò. Molto. Ma è lodevolissima l'iniziativa. Sono sicura che avrà un seguito.
Per ultima cosa. Quando stava già finendo tutto quanto, ho chiesto ancora la parola. Avevo una lieve tachicardia, ma dovevo farlo.
E ho detto questo: io non conosco tutti gli uffici marketing di tutte le case editrici. Ma ricevo molti libri, e qualcuno ho iniziato a conoscerlo personalmente, considerando queste persone, in alcuni casi, come amici veri. Una delle striscianti maldicenze a proposito dei blogger è quella che essi siano in taluni casi in balìa delle segnalazioni e dei regali di uffici stampa o quant'altro. Che siano compiacenti. Che siano venduti.
Dunque ho messo a parte le persone che erano lì, e lo ribadisco con forza adesso. Sì, è vero, il libro è un fottuto prodotto. Che sta sul mercato. Questo è importante che si sappia, è una consapevolezza che, specie se siete giovani, vi tocca padroneggiare. Il libro è come il motorino, le scarpe, la Wii, la chitarra, l'ukulele, che ne so, il Parmigiano Reggiano, l'iPad, gli smalti di Kiko.
Questa è la verità. Quindi gli uffici marketing fanno il loro mestiere e, se suppongono che anche i blog, nel loro piccolo (per ora), possano spostare anche solo UNA vendita, loro tentano anche quella strada lì. Perché questo è normale. Ed è perfino sano, poiché siamo nel libero mercato. E noi tutti qui ci muoviamo.
Però. Poiché io conosco queste persone che fanno questo lavoro, so con certezza che alcuni di loro si pongono anche, e intendo contemporaneamente, un altro obiettivo. Un compito. In alcuni casi oso dire una missione.
Che è quello di creare un discorso anche culturale sui libri. Anche passionale, anche intellettuale. Anche di ricerca. Anche umano. Anche sincero.
Dunque i blog non sono solo potenziali spazi pubblicitari, agli occhi di queste persone. Non solo. Sono anche spazi di novità. Sono anche quei posti che prima non esistevano. Dove, con un briciolo di leggerezza, si può ancora raccontare qualcosa di nuovo. Si può delimitare un nuovo linguaggio. Un nuovo linguaggio, ecco. Nuove evidenze. Nuove cose, nuove possibilità, nuova vita.
Un'ultima cosa che ho capito però è questa. Dei libri non si sa un bel niente. Delle vendite si sa pochissimo. I blog alla fine spostano o non spostano? Troppo o troppo poco?
Fazio sposta tantissimo, ma non TUTTI i libri. Quasi tutti. E su quel quasi che si giocano i misteri della vita. Dell'arte. Della composizione. Del gusto, del destino, dell'imponderabile.
Capisco supremamente questa cosa. Che più di tutto, che pure è legittimo analizzare, direi doveroso, può comunque ancora fortemente il mistero. Più di tutto può la magia del talento inaccessibile. Può l'amore folle e il dono innato nello scrivere, che è ciò che ancora fa vendere molto; e le storie, e le cose che stanno a cuore alla gente, che sono loro utili per i più diversi scopi (sì, penso volendo pure alla cucina, al calcio, al sesso, alle trame intricate, ai casi umani etc.).
La conclusione di tutto ciò è che c'è un dialogo aperto, seducente, sospeso nell'aria ma anche molto concreto e materico. E che, personalmente, sono molto contenta di farne parte.
*Ok. Chi c'era lo sa. Ma è mio dovere riportare il fatto che tra le celebrità c'era naturalmente Alessandro Baricco. In particolare, per via del caso più recente che è il bellissimo, bellissimo Open. Dunque. Nella stessa ricerca scientifica, c'era Baricco, e c'ero io. Capite? Cioè io desideravo citare le sue parole sulla stella Hale-Bopp, e lui era già lì nel firmamento. Inutile dire che per me andava già bene così. E l'ho pure detto!