Nuove frontiere per il riciclo: terre rare dalle acque reflue

Da Metallirari @metallirari

Tutte le società del settore minerario, soprattutto quelle occidentali, sono da tempo impegnate nel cercare di infrangere il monopolio cinese sui metalli delle terre rare (REE - Rare Earth Elements), a causa della necessità di disporre di questi metalli per tutte le applicazioni ad alta tecnologia e per le tecnologie verdi.

È sempre più diffusa la convinzione che la strada verso la ricerca di questi preziosi elementi, passi anche attraverso nuove tecnologie di riciclo. Da pochi giorni è uscita la notizia che alcuni ricercatori cinesi stanno sperimentando un nuovo nanomateriale, chiamato nanoidrossido di magnesio, in grado di rimuovere metalli e coloranti dalle acque reflue, nonostante la bassissima concentrazione degli stessi. Le acque reflue, chiamate anche acque di scarico, sono contaminate da diverse tipologie di sostanze organiche ed inorganiche pericolose sia per la salute che per l'ambiente.

Riciclare le terre rare dalle acque reflue, permetterebbe non solo di evitare l'estrazione di nuove terre rare e di proteggere l'ambiente, ma porterebbe anche notevoli benefici economici.

Considerando che le riserve di terre rare come il terbio, impiegato nei magneti e nei superconduttori, ma anche come il disprosio, non potranno durare per più di 30 anni, i tentativi di trovare una tecnologia efficiente ed efficace per il riciclo di questi metalli assume un'importanza strategica.

Fino ad oggi, tutti i tentativi di riciclare terre rare si sono rivelati o troppo costosi o poco pratici.