di Martina Calogero
Cavallo e cane sono stati addomesticati dall’uomo molto prima di quanto pensato fino ad ora. A retrodatare il processo di domesticazione sono stati due ritrovamenti archeologici. Si tratta di un nuovo sito archeologico, quello di Al-Maqar, in Arabia Saudita, che ha rivelato che i cavalli furono addomesticati già nove mila anni fa, invece di 3500; e del cranio e della mandibola fossilizzati di un canide, databili a trentatré mila anni fa e scoperti sui monti Altai, in Siberia, che avrebbe intrapreso la strada dell’avvicinamento all’uomo che si concluderà molto più tardi.
La scoperta dei resti del canide è molto importante per fornire nuovi dati sul luogo dove nacque e sulle modalità in cui si sviluppò lo straordinario rapporto tra l’uomo e il cane. Probabilmente, l’animale in questione non era completamente addomesticato perché mostrava ancora alcune caratteristiche da lupo, come i denti lunghi. La caverna di Razboinichya, dove è avvenuto il ritrovamento, era abitata soltanto per brevi periodi da raccoglitori e cacciatori. Si presume che il canide si sia avvicinato a questo accampamento, attirato dai resti delle prede cacciate. È probabile che simili contatti tra uomo e lupo si svolsero allo stesso tempo in luoghi diversi dell’Europa, ma anche in altre località come in Cina e in Medio Oriente. È possibile il rapporto tra le due specie si sia consolidato circa diciannove mila anni fa, solamente dopo la fine della ultima glaciazione.
Infatti, la domesticazione è un processo che richiede tempo, per far sì che le trasformazioni caratteriali e fisiche, causate dagli incroci selettivi per ottenere uno specifico carattere, si stabilizzino nel DNA e vengano poi trasmesse da una generazione all’altra. È probabile che l’imminente glaciazione spinse i cacciatori a rarefare la loro presenza nella grotta di Razboinichya e le avverse condizioni ambientali obbligarono i nostri antenati a cacciare i canidi semiselvatici, per procurarsi cibo e pellame.
Invece, il sito di Al-Maqar, che un tempo offriva un fertile territorio verdeggiante sul quale prosperò una raffinata e florida civiltà, come stanno rivelando gli scavi archeologici, ha restituito numerosi manufatti, fra cui scheletri mummificati, strumenti per la tessitura e la filatura, punte di freccia e altri utensili. Inoltre, sono emerse statue di animali come cani, capre, falchi e un busto che raffigura un cavallo di un metro di altezza, dimensioni mai riscontrate finora. Prima di questa scoperta la domesticazione del cavallo veniva fatta risalire a cinquemila cinquecento anni, a opera di un popolo semisedentario di civiltà Boltai, che abitava l’attuale Kazakistan.
fonte: Archeorivista.
Immagine di www.archart.it