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Nuovi contenuti, nuovi contenitori, non c'e' riforma senza creatività

Creato il 29 ottobre 2014 da Digitalsat

Nuovi contenuti, nuovi contenitori, non c'e' riforma senza creatività«Un autore è autore quando produce una certa avanguardia. Se questa non c'è, non c'è dialettica, non c'è concorrenza, non c'è mercato». La sentenza arriva da Carlo Freccero nel culmine del convegno «Nuovi contenuti, nuovi contenitori», organizzato dall'ANART- Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi e Teatrali e dal Premio Ideona per fare il punto sui temi che attanagliando il sistema televisivo italiano, dal diritto d'autore alla riforma della Rai. «Il mercato - avverte Freccero - si apre solo se c'è un'avanguardia che sperimenta, se gli autori possono lavorare. In Italia invece la situazione è drammatica per la creatività. La tv generalista si è atrofizzata e l'unità di misura è diventata la soap opera 'Il segreto' Si lavora per due soli pubblici, gli anziani e i poco alfabetizzati. Anche le reti digitali, a cosa servono così tanti canali Rai se per legge non sono obbligati a produrre almeno il 30% di programmi nuovi?». Non stupisce, dice l'ex direttore di Rai2 e Rai4, «se poi il pubblico dei talk show, più attento e vivace, fugge: trova cose più interessanti nel net, sulla tv a pagamento, persino nelle partite».

Come dire, non è un problema di governance: se le tv generaliste e la Rai in primis non investono in contenuti (e quindi negli autori) non saranno mai al passo con i nuovi competitor. Che «la stagnazione corrisponda a meno lavoro per tutti», avverte Linda Brunetta, presidente dell'ANART, lo dimostrano anche i numeri. «Incrociando i dati dei ricavi complessivi di tv e cinema - dice - con il numero di occupati dell'intero comparto, emerge che a parità di risorse investite il sistema Italia crea 4,8 occupati contro i 5,9 della Francia e 7,1 dell'Inghilterra. Questo perchè mentre altri Paesi producono di più, noi impieghiamo risorse per comprare i loro prodotti».

La Siae, racconta il consigliere Biagio Proietti, sta lavorando con la Rai per una più aggiornata formula di contratto che prevederà un diritto d'autore per ogni tipo di utilizzo del prodotto, ma «c'è Sky - denunciano le associazioni di categoria - che i diritti, nonostante le sentenze, non li vuole proprio pagare». Ma «se non rispetti il lavoro altrui - incalza la Brunetta - avrai collaboratori strangolati dalla necessità di lavorare a ogni costo e quanto produttivi sul piano creativo?». Il diritto, aggiunge il produttore Carlo Degli Esposti, è invece «l'argomento intorno al quale ruota tutto: il duopolio, l'assetto televisivo, il ruolo della Rai. Noi potremmo fare persino meglio degli Usa, ma serve un governo convinto che per uscire dalla crisi l'Italia abbia bisogno di una bandiera creativa e che ci chieda cosa ci serve nei prossimi tre anni. Serve poi una moratoria, perchè la Rai ci lasci liberi di lavorare sui sequel che non vuole realizzare e che invece detiene chiusi nella grotta di Ali Babà e i 40 ladroni».

Inutile parlare di riforma Rai, dice Angelo Guglielmi, «se prima non si rivede tutto il sistema», ma incalza l'autore Massimo Cinque, «perchè il prossimo contratto di servizio non impone che una parte dell'offerta Rai sia obbligatoriamente di autori e produzioni completamente italiane?». «Credo che la Rai - conclude il consigliere d'amministrazione Rodolfo De Laurentiis - debba avere il canone, una produzione di alto profilo e anche rispetto per gli autori. Non è un problema di governance, ma di sistema. Credo anche che la produzione debba essere ancorata a ciò di cui abbiamo bisogno, al passo con i tempi, o la lotta al ribasso proseguirà. Anche gli over the top, dobbiamo sfidarli sul loro terreno, allargare alle innovazioni e fermare le scorribande di questi signori su un campo da noi non presidiato».


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