Questo post origina da un invito che l'Istituto Storico della Resistenza di Torino mi ha fatto per intervenire al Seminario "I giovani e la Costituzione" che si è tenuto a Torino il 4 aprile scorso. Il tema assegnatomi era: "Didattica dei nuovi media". Mi ha suggerito subito due possibili sviluppi.
Il primo. Riflettere sulle specificità didattiche proprie degli strumenti, cioè quelle specificità didattiche che sono abilitate dalle loro affordances. Incamminarsi su questa strada implica di ragionare su tali affordances in relazione ai loro usi didattici. Ad esempio interrogarsi sull'autorialità dei nuovi media, sulla loro portabilità, sulla loro socialità.
Il secondo. Riflettere sulla necessità di dare risposte da parte della scuola agli aspetti che riguardano l'uso sociale dei nuovi media. Tra i tanti, l'economia dell'attenzione che essi comportano (diversa da quella implicata dalel forme più convenzionali di comunicazione) e la pluricollocazione nello spazio e nel tempo dei soggetti.
Ma in ciascuno di questi casi mi veniva da chidermi: e la Costituzione?
Così ho provato a cambiare prospettiva e a chiedermi cosa implichino i nuovi media rispetto alla didattica di scuola nel loro inerire ai temi e ai valori della Costituzione: che rapporto esiste tra nuovi media, educazione e cittadinanza?
La risposta passa attraverso la descrizione di tre frames:
- il frame alfabetico;
- il frame critico;
- il frame autoriale.
Ciascuno di essi verrà articolato sulla base di un identico schema:
- il punto di vista portato in gioco;
- il tipo di ragionamento in esso implicito;
- alcune osservazioni.
Il frame alfabetico
Questo primo frame ha a che fare con il fatto di insegnare i linguaggi, di usare gli strumenti.
Il punto di vista che esso porta in gioco è quello classico delle politiche educative. Storicamente, nel nostro Paese, non è mai stato impostato diversamente che così.
Il ragionamento che spiega questo punto di vista (il sillogismo alfabetico) si può articolare pressapoco così:
- oggi i ragazzi vivono in una società dell'informazione;
- compito della scuola è preparare i ragazzi alla vita;
- compito della scuola è preparare i ragazzi a vivere nella società dell'informazione.
Tre rapide osservazioni.
Anzitutto qui si incontra una prima dimensione della cittadinanza tematizzata dai nuovi media, la potremmo chiamare cittadinanza funzionale. Essa ha a che fare con il diritto all'accesso, con l'inclusione.
Secondo. Occorre tenere ben presente (e non sempre le politiche educative lo hanno fatto) che i nuovi media sono autoalfabetizzanti. Questo implica che la scuola non possa pensare di insegnare l'ABC ai ragazzi: l'ABC già lo sanno, meglio di noi. Si tratterà piuttosto di insegnare gli usi più sofisticati, di insistere sulla dimensione estetica, di elevare l'uso delle grammatiche e della sintassi.
Il frame critico
La logica cambia. Non si tratta più di insegnare i linguaggi, ma di far riflettere sugli usi, di problematizzare le pratiche.
Il punto di vista è quello tipico della Media Education, di cui la costruzione del pensiero critico è da sempre una delle principali ossessioni.
Il ragionamento che spiega questo punto di vista (il sillogismo critico) è il seguente:
- oggi i nuovi media sono protesi naturali della vita individuale e sociale dei ragazzi (e non solo dei ragazzi);
- compito della scuola è fornire strumenti culturali per elaborare i loro vissuti;
- compito della scuola è produrre riflessione culturale (anche) sui nuovi media.
Ancora tre osservazioni.
Incontriamo qui una seconda dimensione della cittadinanza, la cittadinanza democratica. Essa ha a che fare con valori come la dignità, la libertà, la tolleranza, la solidarietà, il pluralismo.
Secondo. Mai come nel caso dei nuovi media è vero che il mezzo è il messaggio. Nel caso della televisione il problema era di educare a una ricezione critica dei messaggi; nel caso di Internet e dei dispositivi mobili si tratta soprattutto di educare a un uso critico dei mezzi. Lo slittamento è dai contenuti alle pratiche.
Infine, il compito della scuola: insegnando il pensiero (critico) essa può (deve) diventare palestra di democrazia.
Il frame autoriale
Significa preparare i giovani a saper occupare lo spazio pubblico.
E' il punto di vista del media-attivismo che oggi assume diverse forme: quella del microgiornalismo, del blogging, dell'open source e dell'open access.
Il ragionamento che spiega questo punto di vista (sillogismo autoriale) è il seguente:
- oggi la demediazione (il fatto che per pubblicare messaggi non servano più gli apparati) consente a chiunque di essere autore ed editore, di prendere la parola nello spazio pubblico;
- compito della scuola (fin dall'antica Grecia) è di essere spazio di apprendistato poltico;
- compito della scuola è di costruire cittadini responsabili.
Ancora tre osservazioni.
Questo terzo frame inquadra la cittadinanza attiva. Essa ha a che fare con la partecipazione, il servizio, la responsabilità, l'esercizio del dissenso, il diritto/dovere all'informazione.
Secondo. Qui ci sono due rischi da evitare, quelli che Bertolini chiamava "eccesso di io" e "eccesso di mondo". L'eccesso di io rinvia al riflusso nel privato, alla centratura dell'io sul suo utile particolare; l'eccesso di mondo fa riferimento alle diverse forme di assolutizzazione del particolare sociale, come l'identificazione con il popolo, l'etnia, un'ideologia.
Terzo. Il compito della scuola qui è di insegnare a pensare e ad agire politicamente.
Concludendo
Se è vero quello che siamo venuti dicendo, allora la didattica dei media e la Media Education sono veramente una forma (una parte?) dell'educazione alla cittadinanza. Sarebbe un delitto non includerli dentro l'ora di Costituzione e cittadinanza.
Certo qui si apre un nuovo e più complesso dibattito. Cosa includere? E cosa escludere? Cosa si intende per educazione alal cittadinanza?
A me piace definirla proprio con le parole di Bertolini: è far scoprire la gioiosa fatica di pensare e di agire sensatamente.