Un lungo sonno, poi il risveglio. Come nella favola della Bella Addormentata nel bosco. Ma ad essere uscita dal letargo, questa volta, è una strumentazione super tecnologica che ci permetterà di conoscere più da vicino uno dei più lontani e meno noti componenti del sistema solare.
IL LUNGO VIAGGIO, DURATO QUASI 10 ANNI, DELLA SONDA NEW HORIZONS
Si chiama New Horizons (Nuovi Orizzonti) ed è la sonda lanciata dalla NASA nel gennaio 2006 per osservare Plutone- una volta, il nostro nono pianeta, ora retrocesso a planetoide o pianeta nano. In questi lunghi anni di viaggio nello spazio, la sonda è rimasta ibernata, per consumare il minimo di energia possibile. Dopo 3 miliardi di miglia ( quindi, circa 4.8 miliardi di chilometri), lo scorso 6 dicembre il Centro di Controllo in Maryland l’ha riaccesa. E New Horizons ha subito risposto.
“Questo è un momento spartiacque che segna la fine dell’attraversamento del vasto oceano dello spazio fino all’ultima frontiera del nostro sistema solare e l’inizio del principale obiettivo della missione: l’esplorazione di Plutone e delle sue tante lune a partire dal 2015”, ha detto Alan Stern, scienziato del Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado, a capo del team che ha progettato e realizzato l’impresa.
Infatti, la sonda- ormai sveglia e funzionante- è attesa alla prova quando, dal prossimo 15 gennaio, incomincerà ad inviare le prime informazioni sul planetoide. Poi, entro luglio, dovrebbe arrivare così prossima a Plutone da mostrarcelo come mai fino ad ora. Le sue immagini ad alta risoluzione sostituiranno quelle sfocate del telescopio spaziale Hubble e sveleranno i crateri, le montagne e gli strati di ghiaccio che si prevedono sulla superficie. Ma non solo.
PLUTONE OGGI, NELLE IMMAGINI DI HUBBLE