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Nuovo: I Racconti erotici di Gaudia Ki, “Giulio”

Creato il 17 agosto 2012 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

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Nuovo: I Racconti erotici di Gaudia Ki, “Giulio”

Giulio era cresciuto in campagna, tra i campi e gli alberi da frutto. Indossava sempre una camicia chiara di flanella e un paio di pantaloni troppo grandi ereditati dal fratello maggiore e sorretti da bretelle. Era biondo con gli occhi verdi e incastrato in quell’età che non sei più un bambino ma non sei ancora neanche un uomo.

Di solito si riuniva per strada con i ragazzi del vicinato ma ultimamente fuggiva volentieri dalle scorribande tra maschi per passare del tempo con Elena. Trovava piacevole ed affascinante trascorrere il tempo con lei. Elena aveva qualche anno in più ma si conoscevano da sempre.

Un giorno decisero di andare ad esplorare una zona che conoscevano poco verso le rovine di una vecchia casa in fondo al bosco a quasi due ore di cammino da dove abitavano,la giornata era lunga, il vento smuoveva le fronde degli alberi ricreando il rumore del mare e sembrava una buona giornata per nuove avventure.

Cantavano e raccoglievano pagliuzze da masticare mentre percorrevano il sentiero tra le distese di grano e la macchia.

Quando la boscaglia si infittì lungo la strada tagliarono per un piccolo sentiero tra gli alberi e mentre ridacchiavano sulle vicende del paese si trovarono improvvisamente di fronte ai resti della vecchia cascina. L’ossatura della casa era intatta e le erbacce, l’ortica e altre piante cresciute nelle fessure delle pietre la rendevano ancora viva. Si avvicinarono con passo felpato verso l’entrata e si fermarono sotto i resti dell’arco che apriva il cortile, entrambi avevano quella faccia di fifa e curiosità di chi si sta per avvicinare all’ignoto e ne ha timore. Giulio raccolse un sasso per terra e lo lanciò nel cortile così, tanto per fare il duro ma quella pietra scatenò una reazione inaspettata : uno stormo di piccioni si alzò improvvisamente da ogni parte del rudere con una grande confusione di ali, piume e schiamazzi.

A quel punto Giulio ed Elena avevano già fatto di corsa due o trecento metri verso il campo e passato il batticuore da spavento rallentarono e si diressero verso il fiume ridendo a crepapelle della loro reazione e mancato coraggio.

Appena trovarono uno spiazzo tra l’erba alta si affondarono a terra esausti alzando una piccola nube di pollini,fiorellini e paglia.

Il cielo era terso,qualche nuvola passava veloce,il respiro affannoso e riempiendo i toraci di quello spazio si misero ad elencare tutto quello che vedevano nelle nuvole:

“Una sedia a dondolo”

“Un cane con il pelo lungo ed il naso buffo”

“Un fiore di bocca di leone”

Ma Giulio si rese conto che non glie ne fregava niente di guardare per aria, sentiva il profumo di Elena che gli arrivava alle narici e si girò per ammirarla. Studiava come le onde dei capelli si appoggiavano sulle spalle, come le dita si muovevano per indicare le forme delle nubi, come la bocca lucida e rosa si schiudeva nel parlare, come la gonna piena di forasacchi  si era alzata fino al ginocchio. Percorreva con lo sguardo la linea delle caviglie che si trasformavano in polpacci e più su la pelle con qualche graffio per la corsa che diventava nuda sotto la veste di cotone . Vide il profilo dei capezzoli turgidi e appuntiti premere sulla camicia e dal buchino di stoffa che s’era formato tra i bottoni poteva scoprire le scanalature dell’attaccatura del collo. Si sentì avvampare ma non riusciva a smettere di fissarla.

“Una ruota del carro e quella sembra..Quella sembra proprio un asino ahahahhaha!” Continuava Elena ma quando si accorse del silenzio si voltò verso di lui per capire come mai continuasse a fantasticare da sola.

Giulio aveva già strappato da terra un milione di fili d’erba, totalmente ammaliato da quel corpo accaldato e disteso. Gli sguardi si incontrarono: imbarazzato e paonazzo il viso di lui e interrogato e stupito quello di lei.

Giulio si vergognò e ritornò con uno scatto a guardare il cielo.

“Puoi toccarmi se vuoi…”

Gli finì il cuore in gola a Giulio.

“Davvero posso?”

Non aveva idea di come e cosa fare e neanche da dove cominciare ma sì, il desiderio di toccarla era irresistibile quindi si alzò per inginocchiasi ai piedi di lei. Le tolse le scarpe e le calze e le accarezzò i piedi. Con le mani percorse gli incavi delle dita e sentì sui polpastrelli la pelle più spessa e ruvida della pianta e quella delicatissima e liscia sopra il piede. Percepiva il palpitare del sangue lungo le vene della caviglia.

Si spinse più su con le mani e percorse la curva dei polpacci fino a toccare la piega dietro le ginocchia e scostando un po’ più in alto la gonna, toccò con entrambe la mani le cosce e il loro interno palpando a lungo la parte più morbida e calda delle gambe. Il tatto e la vista erano esplosi nell’eccitazione e Giulio lo sentiva duro come un macigno. Ebbro di quella pelle e del suo aroma salì su di lei per guardarla negli occhi e trovare la sua complicità. Elena sorrise e lui le baciò la fronte,il naso e le labbra morbide. La baciò un milione di volte su ogni angolo di pelle e poi scese con la bocca sul seno che lei aveva scoperto. Quei seni erano come frutta di cui lui voleva nutrirsi fino a scoppiare : succhiò i capezzoli per dissetare tutta la sua arsura e leccò quel piatto sacro finché gli fece male la lingua mentre lei lo accompagnava in ogni movimento con sussulti eccitati dalla foga delle mani e dal fresco della saliva.

Giulio non capiva più niente, in preda alle emozioni, all’attrazione più rovente, sconfortante e micidiale che avesse mai provato e sentendo la grande partecipazione di lei alzò la gonna cercando ancora. La toccò da sopra le mutandine e andò ad abbassarle mentre in lui i battiti cardiaci accelerati erano in ogni parte del suo corpo. Elena si alzò per toglierle e nel ridistendersi allargò le gambe. Giulio era sconvolto ed infervorato da ciò che provava e si tuffò come un pioniere in quel mistero che le donne si portano tra le gambe. Si inginocchiò e abbracciando le gambe di lei si mise a qualche centimetro per guardare meglio. Era estasiato dalle forme, dagli incavi e da tutte quelle labbra ma soprattutto quell’odore lo mandava in tilt e ci buttò la faccia perché la voleva assaggiare tutta riempiendola di baci finché la gola non traboccava di sapore. Mezzi nudi, sudati, avvampati dal piacere e dal sole rotolarono sull’erba tra mille moine quando si trovarono l’una sotto l’altro e Giulio sapeva cosa doveva fare. Si Indirizzò verso l’interno di lei e appena sentì la carne bollente circondarlo la scarica di piacere lo colse come un fulmine lasciandolo in un attimo nella più completa beatitudine.



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