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Nuovo studio: fecondazione assistita aumenta rischi di malformazioni

Creato il 09 luglio 2012 da Uccronline

Nuovo studio: fecondazione assistita aumenta rischi di malformazioniUna recente ricerca condotta da un team di scienziati australiani, pubblicata su The New England Journal of Medicine, ripropone all’attenzione del mondo scientifico i rischi legati alla fecondazione assistita. Il merito della ricerca è quello di aver stabilito per la prima volta le percentuali di rischio in ordine alla comparsa di malformazioni alla nascita da parte di nati ricorrendo alla fecondazione assistita.

Il team, guidato da Michael Davies del Robinson Institute di Adelaide, ha esaminato i dati relativi a 6.100 nascite avvenute in Australia meridionale grazie alle tecniche di procreazione assistita e 300 mila nascite avvenute per concepimento naturale, prendendo in esame un totale di 18 mila malformazioni. Alla fine gli scienziati hanno rilevato come la percentuale di rischio di difetti alla nascita sia più elevata con le tecniche di procreazione assistita (8,3 per cento) rispetto alle gravidanze ottenute naturalmente (5,8 per cento).

Di fronte a tali numeri, riteniamo opportuno leggere un commento autorevole come quello del professor Salvatore Mancuso, presidente del Comitato Etico del Policlinico Gemelli di Roma: «La fecondazione assistita – esordisce il prof. Mancuso –  avvalendosi di tecniche che inducono forzatamente alla ovulazione, è già in origine un elemento di disturbo dei fenomeni naturali legati alla procreazione. Quando uno dei partner presenta un problema di tipo ereditario che preclude alla procreazione spontanea, molto spesso di natura genetica in quanto altro non sono che mutazioni geniche che non compaiono nella morfologia delle analisi, bisognerebbe non forzare la mano ed evitare del tutto la fecondazione». Ricorrere alla fecondazione significa «esporre il nascituro al rischio di contrarre patologie o malformazioni di una certa gravità [...]. Se esiste un problema di tipo ereditario e la natura non consente una procreazione spontanea, la produzione di un embrione ottenuto in vitro e poi impiantato nell’utero espone il nascituro a rischi elevati e questo studio conferma quanto già si conosceva».

A riprova di quanto affermato dal Prof. Mancuso, sarebbe opportuno rileggere un precedente articolo pubblicato su questo sito nel quale emergeva in tutta chiarezza come il concepimento in laboratorio aumenta del 37%  la probabilità di difetti alla nascita. Fra tutte le ricerche che venivano allora citate, spiccava quella  del 2010 pubblicata su “Pediatrics” (rivista ufficiale dell’accademia americana di pediatria) che dimostrava l’esistenza di una incontrovertibile tendenza alla tumoralità per i bambini nati da fecondazione.

La fecondazione in vitro dunque, oltre a creare un numero elevato di embrioni umani scartati, congelati o distrutti, alla luce dei recenti studi si conferma come una tecnica estremamente pericolosa per la sua “non naturalità”  che comporta anche il rischio di far nascere bambini con problemi genetici importanti.

Salvatore Di Majo


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