Nuvole..

Creato il 17 gennaio 2011 da Susy @_talkischeap_

“Siamo così stupidamente gelosi di una vita che nemmeno ci appartiene”.. Queste furono le parole che suscitarono scalpore e stupore nella mia mente. Effettivamente era tutto vero. Nulla ci dà stimoli abbastanza forti da riuscire a sfuggire dalla monotonia del tempo che ci circonda. Succedeva sempre la solita cosa, e anche oggi si ripropose. Non appena finì di pensare a queste altalenanti incertezze arrivò lui. Come poter pensare ad altro avendo davanti un ragazzo così stupendamente magnifico. Dire che si mozzava il fiato alla sua vista è poco. Ma lui non mi guardava, non mi calcolava.

Alta un metro e sessanta, longilinea, un po’ di ciccia sui fianchi, delle labbra non abbastanza carnose, occhi scuri e dei capelli lunghissimi e neri. Questa sono io. Porto gli occhiali da vista ma in realtà ci vedo benissimo, è una cosa che mi ha tramandato mia madre; mi ha sempre detto “se vuoi che un uomo ti guardi con interesse, metti un bel paio di occhiali da vista con una montatura forte, e come un sacco di patate cadrà ai tuoi piedi.. Figlia mia tieni alto l’onore della nostra famiglia, fa che sia la tua bellezza a predominare in ogni luogo dove decidi di andare“. Sapete non ho mai dato tanto retta alle sue parole, in fondo che si compra con la bellezza? Nulla. Ho sempre creduto che lo stereotipo di donna debba essere colta e debba sapere parlare, la bellezza è relativa.

Forse è proprio per questo che lui non mi pensa.

Ultimamente non mi sento per niente bene, ho dei forti giramenti di testa, nausea e dolore ai denti; ogni volta che penso a lui, non so spiegare di preciso..Avverto una certa voglia.. E’ assurdo da dire o addirittura a pensare, ma ho sete di lui. Immagino le sue labbra che percorrono l’incavo del mio collo, le sue labbra che sfiorano lievemente le mie. Ma ho fame, lo desidero..

9.00 del mattino.

Non fu difficile individuare dove fosse, ormai riuscivo a sentire il suo odore già a metri di distanza. Era una fragranza dolce ma allo stesso tempo acidula; già proprio come il suo sguardo.Era perennemente circondato da ragazze ma lui non se le filava per niente. Decisi di fare il primo passo dopo il suono della campanella, in fondo cosa avevo da perdere. L’ora di astronomia passò velocemente e in un batter d’occhio mi ritrovai fuori davanti a lui, e l’ondata mi pervase di nuovo.

Stranamente fu lui a parlare per primo, rimasi sbalordita. -”Ciao, ci conosciamo?”- furono quelle le sue prime parole. A dirla tutta pensai che mi stesse prendendo in giro, che senso aveva farsi avanti nello stesso momento in cui avevo deciso di farlo io? -”Ehi ciao. Piacere Aurora”- dissi, in un misto di imbarazzo e frenesia. -”Sai è un po’ che pensavo di presentarmi. Ho..Notato che non sei come le altre, cioè..nel senso positivo si intende! Ah che stupido io sono Finn”- Già non sono come le altre pensai; basti pensare alla voglia di assaggiare la tua pelle che mi pervade. Non sapevo cosa dirgli, ma improvvisamente mi anticipò lui -”Ti andrebbe di uscire a prendere una boccata d’aria?”- risposi di getto, e la mia risposta fu positiva. Mi trovai seduta insolitamente su un prato a discutere su quanto trovassi insensato sedersi su un proprio lì invece di stare seduta su una panchina, visto che erano tutte libere. Non so esattamente quanto tempo fosse passato, avevo fame. Avevo perso il senso di tutto, le sue parole mi risuonavano vuote, non avevano un senso adesso. Ero invasa da una strana fermentazione che pervadeva tutto il mio corpo. Mi sentivo ansiosa, nervosa. Mi accorsi di lui solo quando mi mise un braccio intorno al collo e mi avvicinò a lui baciandomi. Fu bellissimo, una sensazione di beatitudine mai provata prima d’ora. Fui quasi convinta che la sensazione di prima fosse svanita, ma nel momento stesso   in cui lo pensavo, ritornarono. Sentì il desiderio di cercare il suo collo, sentivo le pulsazioni ad un ritmo di musica così frenetico che mi mandava in estasi. Mi sedetti sopra di lui, e lui mi cercava, come io cercavo il suo dolce e profumato collo. Lo trovai e in baleno tutto l’ardore che avevo si concluse con un semplice morso. Allietai le mie voglie, sentì andar via quel senso di oppressione che bloccava i miei nervi.

Dopo aver finito ed essermi ripulita del misfatto appena commesso, ripensai alla frase che il giorno prima mi aveva dato un senso di irrequietezza. Avevo interrotto una vita ma questo non mi percosse più di tanto…In fondo la vita non ci appartiene…